Pensierini sul terrorismo e su Guido Rossa

Sono reduce dai due giorni che Genova ha dedicato al trentennale dell’assassinio di Guido Rossa. Per nulla banali o liturgici. Molto intensi, invece. Naturalmente tutto sotto la pioggia perché Genova è, oltre che “città dei diritti”, anche “città della pioggia”, altro che clima mite e oleografie di cedri e limoni. Pesa ancora quella morte, e lo si capisce nell’aria in cui si muovono le parole. Sarà stata una battaglia di popolo quella contro il terrorismo, ma non dev’esserlo stata poi molto. Almeno fino a quando in cinque giorni uccisero Rossa (le Bierre) e Alessandrini (Prima Linea). Insomma, non era bastato Moro. Bravissima Sabina Rossa ieri pomeriggio all’assemblea promossa dal Pd, dove c’era anche Veltroni, che in queste occasioni -bisogna riconoscerglielo- dà il meglio di sé. Impressionante la fila dei familiari in carne e ossa. Vederli tutti in faccia, prima di parlarne: sarebbe meglio. Io però non ne faccio parte, appartengo a un altro esercito di familiari, anche se il tg1 mi ha arruolato tra loro ieri sera, e poi dicono la memoria… Visto che il comune di Genova ha coprodotto un film-documentario con “La storia siamo noi” di Minoli proprio su quegli anni, vi segnalo che andrà in onda per la Rai la sera del 4 febbraio. L’abbiamo proiettato venerdì sera. Fatto tutto da giovani giornalisti. Il pubblico è rimasto con il fiato così mozzo che non ha trovato nemmeno la forza di applaudire più di tanto. E anche lì, quanto non-detto che ondeggia, quante parole che non si osano ricordare. Divennero terroristi per colpa di Piazza Fontana? E allora perché uccisero Emilio Alessandrini, giudice coraggioso che aveva cercato di scoperchiare proprio le responsabilità neofasciste in quella strage? Ahi, bisognerà riprenderlo questo discorso. Sarà che l’ho vissuto stretto tra i rischi della mia famiglia e la mia militanza politica, ma ci sono troppe cose che non mi tornano. Né la condanna retorica né le rimozioni. Vedete, venerdì pomeriggio abbiamo portato con “la sindaco” (così si dice) Marta Vincenzi corone di alloro a tutte le lapidi. E’ stata la prima volta. Ebbene, su nessuna lapide (ma questo lo osserverete con sgomento proprio su “La Storia siamo noi”) ci sta scritto che quelle persone vennero uccise dai terroristi o dalle Brigate rosse. “Nemici della democrazia”, vi sta inciso, e altre espressioni analoghe, un po’ come quando nei paesi di mafia e di camorra le lapidi raccontano di gente morta “per vile mano assassina” o “a causa di proditoria violenza”. Quante giornate della memoria dovremmo fare…Ma poi, forse, non avremmo più tempo per pensare al futuro.

 

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