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Pensieri solitari. Le due disperazioni
Ola, tornato da Madrid. In realtà avrei voluto raccontare, come sempre faccio, quello che ho visto e sentito, che è stato molto e interessante. Poi ho trovato i tanti post, ho scorso le lettere arrivate sulla posta elettronica e ho capito che la priorità è un’altra. La priorità è spendere due parole su un paese dove non solo l’opposizione sta andando a remengo, ma dove sta andando a remengo anche “l’opposizione dell’opposizione”. Siamo una maionese impazzita, cari amici, dove saltano anche i principi di correttezza logica e perfino di rispetto morale. E in tutte le direzioni. E’ purtroppo quello che penso da un po’ di tempo. La primavera germina sotto la neve, ma non sarà nessun pezzo, proprio nessun pezzo di questo sistema politico a darle il benvenuto o ad aiutarla ad arrivare. Magari l’Onda studentesca, questo sì. Magari centinaia di bravi assessori sparsi per l’Italia, o le tante associazioni sul campo ogni giorno, e altro ancora. Non certo questo intrico di rancide pigrizie e di rancori, di opportunismi e di saputi elenchi di fatti e di misfatti altrui. Dove una debolezza (il Pd) sostiene l’altra (il dipietrismo) e insieme stanno in piedi tutt’e due, ognuna funzionale all’altra. Comincio a pensare di essere davvero un po’ solo. Terribili i guasti della mollezza cinica e senza ideali che si è impadronita del Pd alla sua nascita. Terribili (nei fatti e tra un po’ anche nelle responsabilità) i guasti di questa corsa a partitizzare, e a ingabbiare mentalmente, il dissenso dal Pd.
Vedete, quando si arriva a sbattere in faccia a un familiare di una vittima della mafia, così, senza pudore, il parere di alcuni familiari di altre vittime (alcuni delle centinaia e centinaia), vuol dire che tutto può accadere e che non c’è argine al degrado morale. Quando per affermare le proprie “ragioni” si dimentica (o non si sa, il che data la materia è lo stesso) quel che il familiare in questione ha fatto e fa da decenni, e lo si invita a non essere complice con i suoi silenzi, di nuovo tutto può accadere e di nuovo senza più argini morali di alcun tipo. Questa è un’opposizione da disperati, cari amici. Io so solo che da familiare non ho mai portato e mai, nemmeno sotto tortura, porterei il nome di mio padre a sostegno di una manifestazione di partito, dichiarata o travestita che sia. E come me centinaia di persone. E so che il movimento antimafia, anche per mio impulso decisivo, a partire dagli anni ottanta (quando facemmo, in pochissimi, rinascere questo movimento dopo quello dell’epopea delle lotte contadine) è cresciuto proprio perché ha scelto di non mescolarsi con le manifestazioni di partito. E so ancora che sarò pure un familiare moderato ma io non ho mai abbracciato né baciato in pubblico, in segno di gratitudine, Totò Cuffaro, ossia un condannato per favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra. Questo giusto per chiarire le differenze, e non certo da una persona meravigliosa come Salvatore Borsellino (anche lui recentemente accusato di ogni cosa da un antimafioso più antimafioso di lui; perché quando si va per questa strada, appunto, non c’è più argine).
Come avrete capito, avrei molto, molto da dire. Tornerò sull’ articolo qui a destra, il cui titolo ovviamente non era mio ma dell’Unità. Per difenderlo e spiegarlo. Lo farò stasera, ora devo preparare la lezione per oggi pomeriggio. I miei studenti per fortuna hanno meno scorie nella testa. E con loro, sì, sento odore di primavera. A più tardi. Che se ce la faccio vi parlo pure di Madrid…
Nando
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