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Sul palco con i Nomadi
E così ho finito la serata di San Valentino a cantare sul palco con i Nomadi “Io vagabondo”. Lo so, lo so, è pazzesco. Ma prima devo raccontarvi il senso di un sabato eccezionale. Anzitutto bisogna sapere che io mi segno sull’agenda le cose da fare; ma poi i dettagli (in che tipo di posto esattamente, il titolo preciso della relazione…) li chiedo o li controllo il giorno stesso dell’appuntamento, magari mentre sono già in viaggio per arrivarci. Così al mattino presto vai a Gallarate a parlare di educazione alla legalità e scopri che ti aspetta una scuola che si chiama Giovanni Falcone. Dove ci sono centinaia di ragazzi, molti dei quali fanno ole sconcertanti quando un videoclip contro la violenza manda le immagini di una siringa o di una canna. Il povero commissario di polizia resta -giustamente- perplesso. Poi per fortuna la cosa prende un’altra piega. Un po’ di goliardia di troppo ma si vede che gli insegnanti bravi funzionano ancora. Così mi sono portato via da leggere un bel po’ di elaborati degli allievi. Dopo mezz’ora (di cielo tersissimo e grandi biancori di nevi dalle Prealpi), sono arrivato a Sesto Calende. Ricordavo di dovere andare in una biblioteca a parlare del libro di Rossi e Spina, “I boss di Chinatown”. Invece era un’altra scuola. Questa volta intestata a Carlo Alberto dalla Chiesa. Rivedendola, mi sono ricordato di essere stato alla sua inaugurazione tanti, ma proprio tanti anni fa. Bel confronto anche qui, nonostante una domanda che chissà da quale anfratto veniva sui “metodi illegali” di mio padre. Sono partito da lì dopo pranzo pensando che è bello che ai confini nordici del Paese si discuta di mafia e di legalità in due scuole intitolate a Falcone e a dalla Chiesa. E mentre lo pensavo mi sono imbattuto con Sante in una lunga fila di auto. Era successa una cosa semplice semplice: una bomba aveva fatto saltare una piadineria annerendo un palazzo fino al quinto piano e demolendo le tapparelle dei primi due piani, sventrando le strutture dell’immobile in modo impressionante. Ecco qui il pizzo del nord, signori. Sulle pagine lombarde del Corriere di oggi neanche una riga. Andiamo avanti così, a voltarci dall’altra parte, e questi ci divoreranno.
La sera poi avevo il concerto dei Nomadi a Correggio. Dovevano consegnare pubblicamente a Libera-terra il ricavato della loro partita di beneficenza del pomeriggio. Ah, fossero tutti in grado di ritirare le “buste” con tanto orgoglio e davanti a migliaia di testimoni…Due parole insieme al presidente della cooperativa “Pio La Torre”, poi mi sono goduto il concerto. Stupendo, coinvolgente, lungo più di tre ore. Ma il bello è che io avevo cenato insieme con i Nomadi (in una ex casa di tolleranza: “al casino della Sora Franca” diceva il cartello, “sconti ai militari”, “vietato molestare le signorine prima di avere pagato la marchetta”). E lì altro che problemi di concentrazione nervosa, altro che bisogno di eccitanti come molti artisti…Quelli, fino a dieci minuti prima di salire sul palco, andavano tranquilli e ridenti a lambrusco e gnocco fritto e poi a ciambellone e moscato. Dopo dieci minuti erano scatenati. Grandiosi. Alla fine mi han chiamato su con un paio di amici a chiudere il concerto. Vai con “Io vagabondo”. Cantare e vedere migliaia di persone che ondeggiano sotto di te sognanti è meraviglioso. Mi sono sentito un po’ Forrest Gump. Anche perché ogni tanto pasticciavo le parole, e pare che i maxischermi lo mostrassero senza pietà. Ma è stato divertente davvero. Dopo mezz’ora, chissà perché, ho pure fugacemente pensato ai Forrest Gump della politica. A quelli che si trovano ministri (veri o ombra) o sindaci o dirigenti di partito senza sapere neanche perché, senza sapere nemmeno loro cosa dire. Ah, ragazzi, che bel San Valentino. Inutile dirvi che in questo momento sto sentendo i Nomadi. Chissà quando mi ricapiterà…
Nando
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