Ovazioni e capolinea. Ormai è “che fare?”

 Roma, Nuova Fiera, ingresso Est. L’assemblea costituente del Pd è andata esattamente come me la immaginavo. Investitura quasi unanime di Franceschini. Ma no vieni, mi avevano detto. Non sarà inutile, la base è in subbuglio, può succedere qualsiasi cosa. Bubbole. Non è successa, e mai si è avuto sentore che potesse succedere, “qualsiasi cosa”. E’ successa l’unica cosa che potesse accadere per chi conosce ormai a memoria i riti della politica. Lo stato di necessità, l’amore per il partito in un momento come questo, l’ottimo è nemico del buono, il ruolo lo migliorerà, ecc. Certe volte penso che un partito perda il diritto al mugugno. Che l’assemblea costituente, o quel che ne è rimasto (ieri stava ben sotto la metà dei ranghi), si meriti quel che accade e che accadrà. E’ ostaggio permanente di un gruppo dirigente senza sangue. E, per non prenderne atto, gli vede il sangue dentro appena lo sente declamare con enfasi qualche frase demagogica. Così ieri, verso la fine dell’intervento di Franceschini (nel corso del quale poco ci è mancato che venissimo rimproverati degli errori sciagurati commessi nella costruzione del partito: “Ma perché, non lo sapevate che sarebbe stato difficile, difficilissimo?”. Risposta: certo, lo sapevamo, per questo abbiamo inutilmente cercato di farvi capire gli errori che stavate facendo). La fine dell’intervento, stavo dicendo. Dice il neosegretario: e volete sapere quale sarà la prima cosa che farò se sarò eletto? Io commento ad alta voce: ora ci dice che andrà a rendere omaggio alla tomba di qualcuno (ricordandolo subito in pellegrinaggio con Veltroni sulla tomba di don Milani…). Praticamente indovinato. “A Ferrara” dice “domani si ricorderà una strage di partigiani, che vennero impiccati e lasciati in visione al popolo come monito. Ci andrò, alla cerimonia, e chiederò di esserci a mio padre, ottantasette anni ed ex partigiano. Gli farò portare la sua Costituzione e lì giurerò fedeltà alla Costituzione”. Applausi. Ovazione. Tutto dimenticato, basta questo per sentirsi pronti al “nuovo corso”. A me invece non è piaciuto. Non per i valori evocati, ovviamente. Ma perché, davanti a quella e altre memorie, non si aspetta a diventare segretari di partito per giurare fedeltà alla Costituzione (dentro di sé, spero; a meno che non si voglia fare una recita per le televisioni). E vorrei idee nuove. Slanci autentici.

Confermo. Il ’92-’93 avrebbe dovuto far chiudere bottega a tutti. La sinistra a minor ragione essendo meno travolta dalla questione morale, ma a maggior ragione cadendo il Muro più su di lei che sugli altri. L’Ulivo le diede aria e orizzonti nuovi e rigeneratori, ma i gruppi dirigenti del passato pensarono bene di rinnegarlo. Poi la nuova benzina venne dai movimenti, e anche quelli vennero rinnegati. Ora è il capolinea. E’ arrivato il momento di diventare imprenditori e di creare il nuovo. Dove e come è il grande problema.

Ultime tre notizie. La prima. Io ho votato Parisi perché ho pensato che il suo coraggio dovesse essere premiato, almeno non si è comportato come chi prima esorta tutti a fare un gesto d’amore per il partito e poi aspetta, per candidarsi, che il partito perda le europee guidato da qualcun altro. La seconda. Non ho nemmeno chiesto di parlare, proprio non me la sono sentita per dignità, tutto era solo contorno pomeridiano dell’incoronatura, già decisa, di Franceschini. La terza. Tanti saluti al governo ombra. Tra applausi e sospiri di sollievo. Ma anche tra le ambizioni personali di chi intende riempire le caselle vuote. Olé. (P.S. Bravo Gad!)

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