Zibaldone civile. Cronache di tepori e di gelate

Consuntivo di fine settimana: la primavera esiste. Certo, bisogna cercarla. Ma certe volte ti viene addosso, con grazia, e ti invita a guardarla. Lunedì scorso a Roma la rappresentazione di “Poliziotta per amore” è andata benissimo. Il Cometa era pieno, anzi è rimasta fuori un po’ di gente. Beatrice Luzzi è stata ancora una volta bravissima, il pubblico se ne è andato scosso  e secondo me con qualche consapevolezza in più. Franco La Torre, figlio di Pio, ha risposto con un groppo in gola alla mia domanda più istintiva: ma che cosa provi a vedere queste bottiglie di vino e di olio prodotti sui beni confiscati alla mafia, che cosa provi a vedere i giovani delle cooperative, a pensare che nulla di questo sarebbe possibile senza la legge voluta (e pagata) da tuo padre? In prima fila, venuto di sua iniziativa, Tonino Di Pietro. Altri politici avvisati e chiamati invece non c’erano. Niente da fare. Certe cose o si sentono o non si sentono, e loro non le sentono. Per me è stato comunque un buon segno che la Polizia di Stato abbia dato il suo patrocinio alla serata. Visti i duri, lunghi minuti dedicati al G8 nella seconda parte del monologo, qualcosa vorrà dire.

Mercoledì in Cattolica, invece, dibattito intenso con Rita Borsellino, Gherardo Colombo, il sottoscritto e una giovane rappresentante di “E adesso ammazzateci tutti” (brava, e perciò mi scuso doppiamente per non ricordarne ora il nome). Ci siamo trovati in fondo a tutti i cortili possibili, in una grande aula sotterranea. Ho chiesto: ci han messo nelle catacombe? No, è un’aula importante, mi han detto…Comunque era praticamente piena e molto calorosa. Per giocare a occhio e croce in trasferta, direi che è stata una bella impresa, bravi Eva e Paolo. Bella impresa anche quella, realizzata un’ora dopo da un circolo del Pd di Quarto Oggiaro, di riempire -nonostante la pioggia e Italia-Irlanda- una sala su bullismo e abbandono scolastico (sempre della felice serie piddina “non siamo tutti scamorze”).

Ieri Sardegna. Ho avuto un incontro con i ragazzi della scuola media di Cabras, provincia di Oristano. Faceva parte di un ciclo sulla legalità, che mi dicono sia una specie di “rara avis” da quelle parti. Problematico, l’incontro, come avviene normalmente quando ci si misura con queste età. Ai giovanissimi spettatori non era bastato vedere “Cento giorni a Palermo” nelle prime due ore per rendersi conto della drammaticità della materia trattata. Così ho dovuto fare una specie di show (salutare, mi dicono, e ci confidavo): dire ai ragazzi, cosa vera, che io quel film non l’avevo mai voluto vedere per 26 anni e che l’avevo visto, tranne il finale, solo per rispetto per loro, per rispondere puntualmente alle domande che avrebbero potuto farmi; che altrettanto rispetto pretendevo da loro; che alla prima nuova risata avrei lasciato il microfono e me ne sarei andato, che non ero lì perché non sapessi come occupare il tempo. Alla fine Ilenia mi ha chiesto che cosa possono fare loro contro la mafia. E Miro, che già mi aveva fatto una delle domande più intelligenti, mi ha chiesto scusa a nome dei suoi compagni. A volte si diventa più amici e utili così… Utili sono senz’altro gli insegnanti (Lorella, Martina e tanti altri…) di quella scuola. Utilissimo -e grande educatore- il preside Pino Tilocca, già sindaco di Burgos e che da sindaco del buongoverno dovette subire incendi all’auto e tre attentati con bombe, l’ultimo dei quali, nel 2004, uccise suo padre. Suo partito, Rifondazione. Partito da cui ha avuto le maggiori ostilità, Rifondazione. Continua tenacemente a predicare la legalità e a offrire amicizia e ottimo pesce. Avete ragione. Racconto la primavera, ma intorno a questa dorsale di Italia pulita si sente l’alito dell’inverno più gelido. B. minaccia le maniere dure con la stampa (minchiazza, ancora più dure?), la destra nazista riunita a Milano minaccia le maniere dure con i “diversi” (che per lei sono proprio tanti), la zona grigia campa senza darsi troppi crucci. Alè, domani mattina si ricomincia con le scuole superiori di Caravaggio. Alla fine qualcosa accadrà…

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