Il giorno degli sciacalli. E degli studenti

Regime, regime. Non è perché non sappia che questo è il momento della solidarietà e degli aiuti. Ma perché mi fa infuriare (oltre all’idea che si pensasse di portare in tribunale chi aveva previsto quel che è accaduto) questo stare coperti e allineati sugli ordini di giornata. Certo, c’è un’abnegazione commovente in chi sta lavorando in Abruzzo, al punto che un vigile del fuoco ne può morire di infarto. Ma perché dire che non c’è bisogno di aiuti, come se non ci fossero decine di migliaia di persone che non sanno che fare e dove andare (in hotel al mare, gli dice B.)? Perché fare la recita compunta di un bollettino in rosa quando da Radiopop e dalla rete arrivano notizie ben diverse sullo stato delle cose aquilane? E i tg e Vespa che si gloriano dell’auditel raggiunto grazie al terremoto? Sono gli stessi che poi fanno gli indignati contro gli sciacalli…

Poco auditel invece per altre faccenduole. Ad esempio che mentre ci cimentiamo con le glorie del G20 due poliziotti hanno ucciso di botte un barbone alla stazione di Milano. E poi hanno lo hanno accusato di averli aggrediti con un temperino. Davvero non c’è un Dio per i dannati della terra. Mi correggo: questa volta c’era, ma ha preso la forma di una impotente telecamera per fare vedere almeno agli uomini l’empietà in divisa.

Dopodiché due notizie che sanno un po’ di primavera ve le devo dare. La prima è che oggi ho esaurito la prima tornata di esami dopo il mio corso di Sociologia della criminalità organizzata. Dirò questo: che la preparazione dei miei studenti ha qualcosa di commovente. Hanno studiato, certe volte fanno dei passaggi che li abbraccerei. Si ha davvero la sensazione di avere seminato. Uno dall’apparenza un po’ rasta ha portato degli schemi strepitosi, sviluppo in nove forme di uno degli schemi più faticosi e densi che avessi fatto a lezione. Dove ha studiato, Niccolò?, gli ho chiesto pensando che mi facesse il nome di qualche notissimo liceo classico milanese. In un istituto tessile della provincia di Novara. Ovvero come ti fulmino i pregiudizi. In ogni caso approfitto del blog per ringraziare i miei studenti. Grazie a loro il mio rientro in università non poteva essere più bello.

La seconda notizia è che gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, ricordando il mio impegno da sottosegretario, mi hanno chiesto se sono disposto a essere candidato alla presidenza dell’Accademia, una delle più prestigiose d’Italia. Onorato già solo dell’idea, ho risposto. Detto fatto. Il consiglio accademico mi ha votato in testa alla terna. Sceglierà il ministro e non mi risulta che lassù qualcuno mi ami. Ma già che mi abbiano pensato mi inorgoglisce.

Ieri sera richiesta di candidatura dal piddì per il nord-ovest. Ma ditemi voi: posso fare pensare a don Ciotti e a migliaia di antimafiosi, posso fare pensare ai miei studenti e a chi mi ha fatto aprire il mio nuovo corso, che per me Libera e l’università erano una parentesi di nove mesi tra una poltrona e l’altra? Si può dare di sé e del proprio impegno questa immagine? La risposta che ho in animo la potete immaginare…

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