Quel libro è vietato. Firmato: Comune di Roma

(l’Unità, 24 aprile 2009) – Non so perché la notizia sia passata sotto silenzio. Ma qualcosa senza precedenti che richiama la parola proibita (“regime”) è avvenuto l’altro ieri. Non in un paesino sperduto della Sicilia o delle profonda provincia leghista. Ma a Roma, nella capitale che è specchio e misura del Paese. E’ stata vietata la presentazione pubblica di un libro, “Governare con la paura”. L’hanno scritto, per Melampo, tre giornalisti: Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Mario Portanova. Racconta il modo in cui la destra punta a governare l’Italia: “facendo” paura e “seminando” paura. Le prove generali, ben riuscite, nel 2001 a Genova. E poi le fobie e ossessioni alimentate per colpire diritti e garanzie. Bene. La presentazione di questo libro (tra i relatori Massimo D’Alema e Concita De Gregorio) è stata impedita l’altro ieri dal Comune di Roma. Motivo: manifestazione politica non autorizzata. Ora, proviamo a immaginare, e chiedo questo sforzo di immaginazione soprattutto ai bipartisan, e ancor più ai bipartisan specializzati nel trovare le colpe della sinistra. Ma se vi dicessero che nella capitale di un altro paese è stata vietata la presentazione di un libro a cui partecipavano un leader dell’opposizione (ex capo del governo) e la direttrice del quotidiano legato al maggiore partito di opposizione, voi che cosa direste? Che cosa direste sullo stato delle libertà in quel paese? Che è un paese che scoppia di democrazia? Certo, il sindaco Alemanno, dopo che il divieto ha fatto il suo mestiere, si è scusato. Ma nulla succede per caso. Vuol dire che le mani, anche se non menano, prudono molto e attendono di menare. Le tivù private. Poi le tivù pubbliche. Poi l’esilio per i direttori odiati dei grandi quotidiani. Ora il divieto per i libri. La domanda è: ma dove si deve arrivare per capire e per dire che siamo in una democrazia a rischio?

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