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Album di famiglia. Da Repubblica.it
PASSAPAROLA. Una lunga storia di affetti autentici che percorre tante generazioni
Il nuovo libro di Nando attraverso i documenti fino alla tragica morte del padre
Dalla Chiesa, colloqui immaginari
per raccontare una famiglia "laica"
di Silvana Mazzocchi
Elogio della famiglia, non certo quella " a tutti i costi", patinata e fasulla, ma quella "laica" che si basa sugli affetti autentici, sulla memoria di sé, e sulla verità dei sentimenti. E che quindi si può anche disfare, intrecciare, dividere per scelte politiche o di esistenza, rimanendo comunque punto di riferimento di valori e di identità. Di questa visione del mondo scrive Nando dalla Chiesa nel suo ultimo libro, Album di famiglia, in uscita per Einaudi. Trentacinque colloqui immaginari che attraversano oltre un secolo, con nonni, zii, sorelle, nipoti e genitori.
La mamma Dora, donna amorevole e creativa, che il figlio ricorda sfogliando i libricini in cui lei annotava ogni spesa nell’Italia parsimoniosa degli anni Cinquanta, attenta a far quadrare il bilancio della numerosa famiglia. E, naturalmente, il padre, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia a Palermo il 3 settembre 1982, insieme alla seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, e all’agente di scorta Domenico Russo. E l’anello è il titolo del primo colloquio con il padre che apre questa sorta di diario romanzo tutto dedicato a ricordare ciò che è stato per poter meglio costruire ciò che sarà. Lo spunto dell’incipit è appunto quell’antiquato gioiello con lo stemma di famiglia, che il generale portava al dito, come sempre, il giorno del massacro. Oggetto-testimone passato nelle mani del figlio.
Nando Dalla Chiesa fa emergere episodi di vita quotidiana, abitudini e grandi ideali, scavando nella memoria attraverso più generazioni, Dagli albori del ‘900, al fascismo e alla Resistenza, fino al ’68 e agli anni Settanta. I rapporti tra genitori e figli, tra sorelle e fratelli, gli studi e gli amori. Non c’è retorica in Album di famiglia. E’ un album di fotografie, una galleria che invita alla riflessione. E’ un libro da leggere, anche perché fa bene al cuore. (continua)
Che cosa rappresenta la famiglia per Nando dalla Chiesa?
"Per
me la famiglia è un flusso infinito di affetti, di emozioni, di
insegnamenti ricevuti e offerti. E’ passato e futuro, molto più che
presente. E’ il luogo nel quale si compie il miracolo della parola.
Dove si incomincia a conoscere la vita. E non da soli. Ma guidati,
accompagnati dall’amore di altre persone, di più generazioni. E forse è
questa la vera, più grande ragione che la rende fonte di una
solidarietà indistruttibile, che solo quella tra compagni di scuola e
di grandi battaglie ideali può provare a imitare.
Per questo può
essere rifugio nei momenti di difficoltà e di amarezza, ma anche la
trincea dalla quale partire all’attacco per le grandi sfide della vita.
E’ un grembo capace, in fondo, è la culla della prima forma di identità
collettiva.
Lo so bene che questa è una visione possibile della
famiglia. Che a volte la famiglia è violenza, tragedia, avarizia di
sentimenti. Ma io così l’ho vissuta e così vorrei che chiunque potesse
viverla."
Da dove nasce l’idea di raccontare la propria rete di affetti dall’Ottocento fino a oggi?
"Era
da un paio d’anni che, come cittadino impegnato politicamente e
civilmente, sentivo di dovermi ribellare a due cose. All’uso
propagandistico e intollerante della famiglia, maneggiata come una
parola-frusta verso esseri umani in difficoltà. E alla generale,
imperturbabile rassegnazione al declino di etica pubblica, di rispetto,
di solidarietà. Motivata, questa rassegnazione, con i cambiamenti dei
tempi. Così ho deciso di raccontare la mia famiglia, per spiegare che
cosa può essere una famiglia vera, unita, passata attraverso prove
dure, ma che non si è mai sognata di giudicare le vicende umane altrui.
Di spiegarne la bellezza e la forza, che vanno ben oltre le prediche
senz’anima. E anche di dimostrare come, grazie a quel flusso di affetti
emozioni e insegnamenti, essa è stata in grado di trasmettere gli
stessi valori anche in società tanto diverse, dall’Ottocento al
Duemila. Per giunta stando dentro una dimensione pubblica intrecciata
più volte con gli sconvolgimenti del paese, a partire dalla vicenda di
mio padre".
Con lo sguardo ai valori di ieri, cosa c’è da augurarsi per i bambini di oggi?
"Ai
bambini di oggi auguro di potere vivere sentendosi addosso un amore
grande, sconfinato, che proprio per questo non conceda loro i vizi che
nascono dall’irresponsabilità degli adulti. Che ricevano attenzioni,
parole, aiuti morali più che soldi. Che sentano pronunciare anche loro
qualche (ho detto "qualche"…) "perché no", giusto per capire che ci
sono momenti della vita in cui si è chiamati a rispettare principi
indiscutibili. Auguro loro di vivere la dimensione del sogno e della
magia e del mistero, perché l’infanzia così è più ricca e prepara
meglio alle grandi scoperte della vita. Perché è la stessa ragione che
ha bisogno della fantasia. Auguro loro di avere la possibilità di
temprarsi, e di non avere genitori che li assistano come avvocati e
sindacalisti in servizio permanente effettivo. Che imparino il
rispetto, soprattutto. Nei confronti di chiunque. E che possano vivere
in una casa dove si racconta il passato come una favola, dove si
percepisce, sin da piccoli, di stare dentro una lunga storia".
Nando
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