IL FASCISMO INESISTENTE. I treni in ritardo

(l’Unità, 30 aprile 2009) – Amici, tranquilli. Il fascismo non c’è e non è nemmeno alle porte. E non perché il capo del governo si sia infazzolettato alla partigiana. Ma perché ne abbiamo la più scientifica delle dimostrazioni: i treni (e gli aerei) non arrivano in orario e ancora per molto non lo faranno. Favole? Domenica prendo l’ intercity plus per La Spezia che parte da Milano alle 12.05. Il tempo di arrivare a Milano Lambrate e il treno si ferma. Rotto il locomotore. I passeggeri che hanno fretta di giungere a Genova possono scendere e prendere il regionale che arriverà sul binario 10. “Trenitalia si scusa per il disagio”. Transumanza riuscita. Il regionale passa davvero. Domanda: come può essere rotto un locomotore cinque o dieci minuti dopo la partenza? Chi lo ha revisionato? Chi lo ha fatto partire? Un’ora di ritardo.

Il mattino dopo, lunedì, alle 9.19, prendo – sempre da Genova – il treno che da Ventimiglia va a Milano. Dopo Pavia il treno rallenta, ansima. Qualcuno dice: ci saranno lavori in corso. Io sentenzio: si è rotto il locomotore. Il treno si ferma. La comitiva di studentesse tedesche abituate a pensare (al loro paese) che se il treno si ferma dopo la penultima stazione è perché è arrivato all’ultima, si precipitano verso l’uscita. Un passeggero spiega: no Milano, treno kaputt. Il controllore si scusa: è un calo di tensione. Io insisto: no, si è rotto il locomotore. Altoparlante muto per mezz’ora. Poi l’avviso: si è rotto il locomotore. “Trenitalia si scusa per il disagio”. (continua)



Su Pavia-Milano settantacinque minuti di ritardo. In nemmeno ventiquattr’ore due locomotori rotti in viaggio. Di che marca sono? Di che anno sono? Appuntamenti saltati, viaggiatori in affanno per le coincidenze. Avviso: chi deve cambiare treno, vada a fare la fila nel tale ufficio ché gli timbrano il biglietto. Bravi, dice il mio vicino, così perdo anche il secondo treno. Danni a gogo, nessuno paga. “Trenitalia si scusa per il disagio”.

Al pomeriggio (dello stesso giorno) volo Milano-Bari. Ore 17 sta scritto nel biglietto prepagato. Nel frattempo, senza avvertire i clienti, hanno spostato l’orario ufficiale alle 17.30, non è più Alitalia, ti dicono, ma è Airone, sempre Cai. Buttata via mezz’ora. “Le è andata ancora bene” mi dice l’impiegata “a volte hanno anticipato l’orario e il cliente ha perso l’aereo”. Magnifico. L’aereo parte alle 18.30 e arriva due ore dopo l’orario previsto. Alitalia non “si scusa per il disagio”. Il giorno dopo torno a Milano. All’aeroporto di Bari una pattuglia di parlamentari è infuriata con la Cai. E’ mezzogiorno e aspettano di partire dalle 9. Io sono fortunato: solo un quarto d’ora di ritardo. Perché? Non si sa, usanza della casa, come il baciamano per un gentiluomo. In alto i cuori, il fascismo non è in arrivo. E’ solo l’anarchia del potere.

Leave a Reply

Next ArticleO quante belle figlie madama Doré. B. e gli ozi di Casoria