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Cultura: refoli di primavera. E la giustizia di Licia
Be’, la primavera emana davvero i suoi piccoli profumi. Che durano anni; perché anche la primavera, quando è una stagione politica e culturale, poi dura anni. Dite che a Milano non succede mai niente? Che in Italia il mondo incomincia con B. e finisce con B? In effetti siamo un po’ prigionieri di questo mondo virtuale (fantastico il titolo di Vespa: “e adesso parlo io”!!; quando si dice lo sprezzo del ridicolo…). E invece accadono molte cose diverse. Ieri, correndo da un posto all’altro, ho infilato tre appuntamenti pubblici obbligatori (per me, intendo). Primo appuntamento all’Università della Bicocca. Lezione su mafia e Stato e società civile. In un corso di formazione aperto, organizzato da Libera e dalla facoltà di Giurisprudenza. Pieno di studenti, ma anche di operatori di più pubbliche amministrazioni. Insieme con me Antonella Mascali, la giornalista di Radiopop autrice di “Lotta civile”, e Jole Garuti, responsabile dell’associazione “Omicron- Saveria Antiochia”. Oltre che il padrone di casa, il criminologo Adolfo “Gingio” Ceretti. Insisto: vedo crescere a macchia d’olio l’interesse del mondo universitario verso un tema a cui era rimasto praticamente estraneo per decenni. E’ una bella novità o no? Semmai un consiglio a tutti: non diamo crediti scolastici o universitari solo per la frequenza di questi corsi, se no rischiamo di trovarci di fronte ogni tanto a qualche oco giulivo. Crediti solo dopo delle prove d’esame, per chi vuole sostenerle, è ovvio. In ogni caso, un clima di attenzione e di tensione bellissimo, tonificante.
Secondo appuntamento alla Camera del Lavoro, per la presentazione dell’ultimo libro di Corrado Stajano, “La città degli untori” (Garzanti) su Milano. Un bel libro sul declino morale di Milano, che mette magistralmente al centro degli ultimi decenni la figura di Guido Galli, il magistrato ucciso dai terroristi dentro l’università Statale. Con Stajano, Claudio Magris e Gherardo Colombo. Anche lì tutto pieno, tanto che si è dovuti passare alla sala più grande. Atmosfera bella, ma un po’ pessimista, e l’ho detto. Non per il libro, ma per questa idea ricorrente che siamo nella gelata più gelida della storia.
Un po’ di lavoro in mezzo e poi altro appuntamento la sera al circolo della stampa: c’è Vera Politkovskaja, la figlia di Anna, a cui il comune di Milano ha dedicato al mattino un cippo-albero nel “giardino dei giusti”, il bel luogo pubblico inventato da Gabriele Nissim. Una discussione ricca, piena di spunti sulla libertà di stampa, compreso il nostro paese. Ottimi interventi dei rappresentanti di giornalisti e cronisti lombardi. Andrea Riscassi, giornalista Rai che ha promosso la serata, ha dato alla fine una notizia che mi ha fatto accapponare la pelle: alla giornalista uccisa dal regime russo è stata dedicata la sala stampa del parlamento europeo, e per questa ragione i giornalisti russi non ci entrano. Non so se per vigliaccheria o per obbedienza o per complicità (le cose si mescolano ignobilmente). Fatto sta che così è.
Insomma, anche la città roccaforte di B. “fa” e partecipa. Chi si ciuccia Ballarò o Porta a Porta non lo saprà mai. E si condanna a sentire sempre e poi sempre le stesse persone. Quando si capirà che vale la pena di uscire di casa? E’ anche una questione di igiene mentale, non solo di potere sentire i primi refoli profumati che vengono dalla realtà. Tra i quali refoli, permettetemelo, vorrei inserire l’invito di Napolitano a Licia Pinelli al Quirinale tra le vittime del terrorismo. Mi è sembrato un atto di giustizia incommensurabile.
E domenica sera tutti alla festa di Francesca Balzani, candidata indipendente del Piddì, a Milano. Ma di lei vi parlerò più estesamente. Lo merita.
(P.S. di B. e Veronica non parlo: è un fatto assolutamente privato. Non l’avevate capito, testoni che non siete altro?)
Nando
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