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Il trionfo di Oscar Luigi. Tra birre e baciamano
E a proposito di “nessuno fa niente” e di “percezione della realtà”, eccoci all’ultimo post della giornata (tre, eh? Dai, un po’ ho recuperato…). Sono stato ieri sera all’Arci Bitte di Milano a vedermi il grande Oscar Luigi parlare di Costituzione. Come ho già detto, tutto è stato organizzato dall’associazione “Undici metri”, nella quale milita il mio Gracco, con Enzo, Pietro, Chiara, Alice, Pupaccio e tanti altri magnifici trentenni e ventenni milanesi. Che spettacolo, gente! Vedere Oscar che tira il tradizionale calcio di rigore dentro la porta dipinta su un muro (tutto debitamente filmato), centinaia e centinaia di giovani assiepati ad ascoltarlo in un’ afosa serata di sabato con le loro birre in mano, gli applausi nei punti in cui scattano i grandi principi. Una cosa indimenticabile. Mi sono rimirato il Gracco sul palco con i suoi amici mentre faceva rispettosamente le domande e l’ho visto con gli occhi lucenti e sorridenti, emozionato e felice come tutta quella massa di ragazzi. E prima ancora che il presidente parlasse, sono un po’ trasalito sentendo partire a mo’ di sigla la canzone di Rino Gaetano sul tipo “con le sue Madonne e i suoi rosari”, che poteva sembrare irriverente ma era affettuosa, da nipoti a nonni. Vedere, sentire, Scalfaro che ripercorre la sua vita e poi fa gli auguri ai suoi “giovani amici” perché “è il vostro tempo come gli anni quaranta furono il mio”. Che poi scende e bacia la mano a Dora quando gliela presento (un altro po’ sveniva, la poverina, non gliel’aveva mai baciata nessuno) e fa il bis con Emilia; e poi si fa trascinare in una stanza, dove fa la foto con la maglia del Bitte e quasi gioca con i ragazzi. Indimenticabile. In realtà della foto con la maglietta l’ho saputo dopo. Avrei voluto seguirli nella stanza. Ma una ragazza con una birra in mano mi ha fermato con garbo. Lei che cosa desidera? Vorrei vedere lì dentro, ho risposto. Non si può, mi han detto di non far passare nessuno. Mi è venuto spontaneo dire “Sono il padre di Carlo”. Ma mi sono fermato in tempo. Ennò, il “figlio di” d’accordo, il “fratello di” vabbé, mi sono abituato; ma ora pure il “padre di”? Sono battuto in ritirata, uscendo nel cortile affollato di birre a mezz’altezza, un po’ trasecolato per quel pensiero giunto come un ospite inaspettato.
Pieno di orgoglio, però; e non solo per il Gracco. Ma anche per una generazione nella quale rivendico di avere sempre creduto. A proposito: e se vi dicessi che di politici, a sentire un presidente della Repubblica parlare di Costituzione, non c’era nessuno? Nemmeno un candidato cittadino in cerca di voti, solo Michele Dalai che vidi nascere tanto tempo fa e che si dà da fare anche lui per smuovere il corpaccione di questa sinistra milanese. Minchiazza, direste, se foste Lillo. Ma siccome non lo siete, a ognuno i suoi commenti. Vi do appuntamento domani sera al pensionato Bocconi alle 21. Album di famiglia. Figlio di, nipote di, fratello di, marito di, padre di: be’, in fondo che c’è di più bello?
Nando
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