Martella, chi era costui? Comiche dal Pd

Tra le tante belle cose viste in settimana ce n’è una che forse bella non è ma mi è sembrata dotata di una sua irresistibile (ed eloquente) forza comica. E che mi sembra sensato consegnarvi in un breve intervallo di buon umore. Ero a Fiumicino, sala freccia alata, quando arriva Martella. Chi è? Ora ve lo spiego, benché anch’io ne sappia assai poco (ho trovato sul prontuario dei parlamentari che si chiama Andrea). Martella è un quarantenne veneziano, funzionario di partito Ds. Essenzialmente quello ha fatto di mestiere, mi par di capire, fino a diventare parlamentare alla prima grande occasione: nel 2006, quando cioè gli elettori non hanno più avuto il diritto di votare e in parlamento i funzionari di partito sono aumentati di più del 200 per cento. E ovviamente è stato rimesso nelle liste bloccate inventate da Calderoli nel 2008. Veltroni lo aveva nominato ministro (credo delle infrastrutture) nel suo sciagurato e un po’ ridicolo governo ombra, una creatura che continuo a giudicare terribilmente al di sotto dell’inventiva di Walter. Era insomma uno dei giovani (dirigenti di partito e assistenti personali) che avrebbero dovuto lanciare in orbita il Pd. Come è finita lo sapete.

Ebbene, Martella arriva in sala che sembra un indossatore; mi vede, incontra il mio sguardo ma non fa un cenno di saluto. Siamo entrambi nella direzione del Pd. Io modestamente penso che tra le nostre storie e i nostri prestigi personali corra (sul piano nazionale) un abisso, lui invece pensa (li conosco, li conosco; ho avuto modo di parlarne recentemente con un trasecolato Carofiglio fresco di Senato)  che io non sia degno del suo saluto per non appartenere alla stessa corrente o per non essere più parlamentare o per non essere mai stato ministro ombra. O le tre cose insieme. Dunque passa e ripassa (sempre da indossatore) senza salutare. E io passo progressivamente dall’incredulità al riso. Se chiedessi a un italiano se sa chi è il politico Martella, mi correggerebbe: “vorrai dire Martelli”. Se gli chiedessi se sa chi faceva parte del governo ombra, mi scoppierebbe a ridere in faccia. Ci penso, metto mentalmente a confronto l’atteggiamento dell’indossatore-funzionario di partito con la realtà effettiva e sorrido da solo. Poi rifletto che quando la gente ci dice di stare uniti, non immagina nemmeno che chi sta nella direzione dello stesso partito, chi dovrebbe sentirsi fianco a fianco ogni giorno anche umanamente nella impervia battaglia contro B., sia diviso perfino da questi trastulli psichedelici, altro che dalle ideologie. La sinistra e la sua percezione della realtà? Telchì, diciamo a Milano. Un po’ come le Lecciso che si pensavano Marilyn Monroe…

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