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Perché abbiamo portato Amici in piazza de Ferrari
(la Repubblica, ed. Genova –
10 giugno 2009)
Portare in piazza i divi della tivù? Renderli dominatori
della realtà materiale oltre che di quella virtuale? E ancora (aggiungo io):
trasformare la tivù da soggetto che racconta
la realtà in oggetto che la produce?
Gli interrogativi posti da Antonio Dipollina domenica scorsa su queste pagine
mettono sul piatto temi alti, ai quali è difficile non essere sensibili.
L’occasione è stata la tre giorni genovese del jeans. Chiusa da una serata che
vedeva, tra gli ospiti, gli Amici di Maria De Filippi. Il fatto è che un’amministrazione
pubblica, quando programma degli eventi, deve bilanciare una serie di
obiettivi: la qualità e la popolarità, lo spirito innovativo e la forza
attrattiva della sua offerta. Per gli spettacoli come per i dibattiti, per la
cultura come per l’ intrattenimento. Se punta alla popolarità sa che, lo voglia
o no, in moltissimi casi questa è garantita dalla notorietà televisiva degli
ospiti. Televisiva è la Dandini, sono televisive le Jene, sono televisivi Fazio
o la Bignardi o Santoro. Tutti bravissimi. Ma più noti, straordinariamente più
noti perché televisivi. Tenerli dunque fuori dell’uscio, loro come altri, per
non sconfessare l’obiettivo dichiarato di offrire “un’alternativa felice alla
televisione”? Invitare – e Genovestate
ne ha tanti in cartellone – solo artisti e intellettuali estranei al grande
gioco catodico? Difficile. Quasi manicheo.
Immagino però l’obiezione: Amici è un caso particolare.
Simboleggia una tivù che veicola tra i nostri giovani l’ideale di vita “velina
e calciatore”, pur non mettendo in scena né l’una né l’altro. Obiezione fondata.
Sta di fatto che, con spettacoli innocenti e talora pregevoli, i ragazzi della
De Filippi stanno ottenendo successi di piazza sorprendenti tra i giovanissimi
in molte città. Da qui il problema vero: non dare la possibilità di vederli
agli adolescenti genovesi, “colpevoli” di ritrovarsi come responsabile degli
eventi nella propria città un sociologo moralista, oppure farglieli vedere
dentro un altro contesto? Si è scelta la seconda strada. Così i ragazzi di
Amici non sono stati issati in cima allo spettacolo. Ma si sono esibiti subito
dopo il gruppo del Deledda (che, sia detto per evitare nuovi equivoci, è
un’ottima scuola di lingue), il quale ha mandato in visibilio, accanto a me,
Elio Fiorucci. Ragazzi televisivi e ragazzi non televisivi insieme, dunque;
tutti bravi a ballare e cantare, così che si capisse che non si era davanti a
miti o a idoli.
E poi, dopo l’intrattenimento, il concerto vero, quello del rap
duro e tenero dei Gemelli DiVersi, giusto per segnare le differenze di
professionalità. Insomma, non è stata la celebrazione idolatrica di Amici, non
c’è stato il riconoscimento del “mito”; ma piuttosto la sua riconduzione alla
normalità. E non mi sembra poco. Il tutto, sia chiaro, mentre al Diocesano si
facevano i turni per vedere le tele portate a magia dalla nuova illuminazione,
la sala della Borsa si affollava di visitatori della mostra storica dei jeans e
la movida proseguiva ovunque con i ritmi del sabato sera.
E infine mi sia consentita una garbata precisazione. Ha
scritto “Repubblica” che c’erano in piazza “meno di cinquecento persone”. Non starò
a contestare proponendo i ben diversi e più confortanti numeri che ho stimato io
sulla base di quarant’anni di attività politica. Invito solo a vedere le
immagini su www.youtube.com/genoamunicipality. Possono parlare più di me. In
ogni caso porto nella memoria un buon precedente. Piazza Navona, 2 febbraio
2002. Il manifesto quel giorno fece
le veci della questura. Mise in prima pagina la foto di una piazza semivuota
scattata all’orario ufficiale di inizio, annunciando il flop della
manifestazione sulla giustizia promossa da quaranta parlamentari dell’Ulivo
guidati dal sottoscritto. In realtà parteciparono sei-settemila persone tornate
in piazza dopo un lungo letargo. Alla fine chiamai sul palco Nanni Moretti. Ne
partì la più grande stagione di movimenti civili degli ultimi decenni. Che la
piccola, amichevole polemica sia di buon auspicio per l’estate di Genova, città
in felice controtendenza nel turismo culturale come in politica.
P.S. Quanto alla prevista presenza di Amici del 22 luglio,
essa è stata richiesta dal gruppo dopo l’organizzazione della tre giorni del
jeans. In ogni caso non sarà finanziata né dal Comune né dai suoi sponsor
“istituzionali”.
Nando
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