Il tesoro di Ciancimino, Noemi e la faccia da schiaffi

A me questo B. che invece di nascondersi rosso come un peperone fa pure il giulivo e lancia centinaia di battute in pubblico sulle minorenni sembra davvero pazzesco, di instabile salute. E che cosa pensa, che “sdrammatizzando” alla fine ci farà accettare una realtà vergognosa? Che addirittura ci porterà a riderne? Sì, Benigni riuscì a fare ridere il figlio nella “Vita è bella”. Vero. Ma era tragedia, sconfitta da poesia purissima. Qui invece è commedia cialtronesca che si vorrebbe sconfiggere con altra commedia cialtronesca. Il risultato non è 0, ma 1+1=2. Intanto comunque ha perso un paio di milioni di voti (lo so, il Pd circa il doppio, ma questa è un’altra storia…). Vada pure avanti. Noemi e dintorni se lo trascineranno a fondo.

Pare assai sostanzioso il tesoro che Vito Ciancimino si è trascinato all’estero ai tempi in cui era dato per finito. Ora sappiamo che non era finito affatto. anzi foraggiava politici a gogo. I magistrati, sulla base delle rivelazioni del figlio Massimo, accusano quattro onorevoli: Vizzini, che in parlamento c’è da una vita; più Cintola (mi sembra si chiami così, scrivo senza potere controllare i quotidiani di ieri), Cuffaro e Romano. Cintola e Cuffaro sono entrati in senato nel 2008. Romano invece è appena entrato nel parlamento europeo. Morale: la prima volta che il nome di Ciancimino venne fatto alla commissione parlamentare antimafia come di politico colluso con la mafia, era il 1970. Lo fece un colonnello dei carabinieri che dodici anni più tardi avrebbe chiuso la sua vita proprio su quel fronte. Sono passati trentanove anni (39!) e ancora i magistrati stanno faticosamente indagando sui rapporti di Ciancimino con la politica. C’è qualcosa di surreale, oltre che di irrimediabilmente marcio, in tutto questo.

I tempi non cambiano? Non saprei. Troppe cose buone sono state fatte nel frattempo per poterlo sostenere senza dubbi. Sostengo invece senza alcun dubbio che trent’anni fa non sarebbe mai successo quel che è successo l’altro giorno a Genova. Una signora di quarant’anni è stata molestata sull’autobus da un gruppo di bulli. Pestoni, spinte. Lei a rimbrottarli. All’ennesima spinta ha tirato un ceffone in faccia a uno dei fetenti (bene brava bis! colpirne uno per educarne cento!). Il tredicenne ha chiamato per cellulare i genitori che si sono fatti trovare alla fermata. E invece di riempire di democratici sganassoni il figlio aspirante teppista hanno insultato, minacciato e poi querelato la persona alla quale, trent’anni fa, qualsiasi genitore che non fosse un galeotto avrebbe chiesto scusa. Ecco, sì, qualcosa in questo senso è cambiato. E chissà che non abbia a fare qualcosa con la sopravvivenza di Ciancimino e dei suoi simili tra di noi…

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