Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Ciao Ivan
Menestrello anticapitalista. Trovatore lirico e sanguigno, innamorato di fabbriche e di feste popolari. Cantastorie dei poveri, degli operai, dei pensionati, dei periferici, dei ragazzi senza fortuna, lui cresciuto in un brefotrofio. Aedo, bardo, quello che volete, della gente che sognava invano il paradiso in terra, lui che alternava imprecazioni da settimo grado della scala Richter a espressioni di indicibile dolcezza. Scrittore e musicista, etnologo e politico, insomma un groviglio di attitudini e di vocazioni che potevano essere riassunte nella scelta di stare, in ogni forma a lui possibile, dalla parte dei più deboli. Ivan Della Mea non c’è più. Amico caro non visto ormai da anni perché la mia vita zingara e la sua scelta di andare a lavorare a Sesto Fiorentino ci avevano diviso dopo anni di felice amicizia. Nel ’93 gli avevo chiesto, da candidato sindaco a Milano, se voleva occuparsi delle periferie. Disse senz’altro di sì, perché le conosceva bene e aveva sputato l’anima per tirar su giorno dopo giorno l’Arci Corvetto, vicino alla via Emilia; per star dietro ai suoi vecchi, molti dei quali, scoprì con raccapriccio un giorno, si erano messi a votar Lega.
Ha rappresentato con toni bellicosi le speranze di una generazione. Forse le aveva perse quelle speranze, anche se le sue canzoni resteranno nella storia della musica politica e popolare. Si è curato poco nel fisico, né è bastato l’aiuto costante e generoso di Benedetto, l’amico medico. Ieri notte l’infarto. A lui e alla sua dolcezza combattiva un “ti voglio bene Ivan” che avrei potuto -sempre così succede- dirgli anni prima, accidenti a noi e alla nostra paura di dire le uniche parole che contino davvero. Saluto Clara, dolce quanto lui. Sarà ricordato martedì mattina, alle 11 mi dicono, all’Arci Corvetto. Chi lo ha conosciuto gli dedichi un minuto nel frastuono quotidiano di ominicchi senza onore.
Nando
Next ArticleAlbum. Astenersi i perdigiorno