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Parlar di mafia a San Vittore (e da Melampo)
Molte sono le cose che accadono, molte le cose che ho da raccontare. Prima di tutto vi parlerò della Nave. Si chiama Nave un progetto che si realizza da anni nel carcere milanese e che riguarda alcune decine di detenuti tossicodipendenti. Ci lavora, tra gli altri, David Gentili, consigliere comunale, da decenni impegnato nel sociale. Medici, assistenti sociali, psicologi (ma non immaginate un esercito) curano un progetto di educazione alla legalità. I detenuti fanno incontri, domandano, poi scrivono (hanno anche un loro giornale, ben fatto, si chiama “l’Oblò”, a Milano si trova da Feltrinelli). A me è stato chiesto di incontrarli per rappresentare la condizione delle vittime di mafia. Avevano visto “Mi ricordo”, film-documentario sui familiari delle vittime. Ho iniziato da quelle immagini. Poi ho parlato per conto mio, ovviamente niente di paludato, ché non sarebbe servito a niente. Molta vita vissuta. Rispetto assoluto, reciproco. Accoglienza partecipe, attentissima. Poi un dibattito intricato, difficile. Qual è la credibilità dello Stato. Lo Stato con le tasse fa lo strozzino come la mafia. La Sicilia è un pretesto, la vera mafia è nelle istituzioni. I giudici disonesti. L’agente che ha ucciso il tifoso della Lazio che sta fuori mentre noi staremmo dentro. Non tutti quelli che entrano nella mafia o nella camorra sono cattivi, lo si fa anche per bisogno, quando vedi che tua madre si spacca la schiena per una vita per vivere in miseria. Si è adoperato nelle risposte Gherardo Colombo, che era lì con me e che va a San Vittore in quel reparto ogni mese. Si sono adoperate (benissimo, devo dire) le assistenti. Ci ho provato anch’io. Che agli occhi di uno di loro -ma è stato un lapsus- non c’entravo niente: gli hanno ucciso il padre, poveretto (anche suo padre non c’entrava niente, è intervenuto David come un fulmine). Allora, ho detto alla fine: lo Stato a volte ha dentro delle persone che fanno schifo, ma i suoi valori sono buoni. Mentre la mafia recluta anche dei disgraziati senza colpe, ma i suoi valori fanno schifo. Siamo d’accordo su questo? Ne scriveranno. E con il loro permesso citerò qualcuna delle riflessioni che faranno.
La sera stessa allo spazio Melampo grandissimo successo della presentazione del libro di Caselli, “Le due guerre”. Sono contento che la “toga rossa” per eccellenza (ma ora lo supera la Gandus) abbia avuto quella accoglienza, giusto tributo a tutto il suo impegno di una vita. Ma sono stato contento anche di vedere che lo spazio Melampo sta acquistando un suo indiscutibile ruolo nella cultura milanese. Molto bene. Ben scavato, vecchia talpa…
Nando
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