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Ultimora. Pecorella querela i due giovani. Polizia in casa all’alba
Ultima ora. E’ appena passata la mezzanotte. Ho saputo da poco, grazie a un sms di Piero Ricca, che i due giovani che hanno fatto la domanda su don Peppino Diana a Pecorella attendendolo con la telecamerina all’uscita di Iceberg sono stati querelati dall’avvocato-onorevole. E che all’alba (!) si è presentata la polizia in casa di uno dei due per trovare il corpo del reato, ossia la cassetta con la registrazione. Sono indignato e incredulo. Non riandrò qui ai trascorsi giovanili di Gaetano Pecorella, avvocato che difendeva la libertà di manifestazione anche quando venivano tirate biglie o roteati randelli. Vado all’avvocato di oggi, predicatore delle garanzie e delle iper-garanzie, che -in quanto parlamentare- proprio da ipergaranzie è protetto, ma che vorrebbe togliere anche quelle più semplici previste dalla Costituzione a due giovani cittadini senza potere. Che al massimo sono stati irriverenti (non è un reato), come è stato in fondo irriverente verso il senso delle istituzioni la scelta di Pecorella di difendere, lui presidente della Commissione Giustizia, un capo camorrista, gettando il suo peso istituzionale in una causa dove meglio avrebbe fatto a comparire gratuitamente al servizio delle parti civili. Questo fece d’altronde Alfredo Biondi, deputato liberale, con la mia famiglia al maxiprocesso di Palermo, altro che stare con i mafiosi. Ma poi c’è un’altra domanda che mi frulla per la testa. Ma chi è il magistrato che ha disposto l’immediata perquisizione all’alba della casa di uno dei due giovani per una tale fesseria? Perché, che io sappia, prima di ottenere una cosa del genere passa normalmente un bel po’ di tempo (specie d’estate…), ammesso che la si ottenga. Penso che sapere il nome di chi ha firmato aiuti a capire come si distribuisce l’amore per le libertà democratiche al Palazzo di Giustizia di Milano. Ci sono avvocati come Giuseppe Fornari che si sono già dichiarati disponibili a difendere gratuitamente i due “criminali”. Ora però occorre una mobilitazione vera. E forse si capirà meglio anche il senso dell’appello genovese (vedi qua a fianco) per il diritto di informare-comunicare-sapere. In Russia, in Iran, ma anche in Italia. E’ questa pessima aria che tira che bisogna sconfiggere ovunque.
Nando
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