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Tiggì di regime e gioiose vocazioni
Tiggì da piangere, ma soprattutto da spegnere. Ha ragione Michele Serra sullo scandalo dei telegiornali al glucosio. Anche se in verità io vedo una miscela alla pari di cattive notizie (tifoni, morti in montagna, annegati, incidenti aerei, assassinati per futili motivi) e sdolcinature assortite, si tratti di uomini o di animali in amore. Praticamente nulla sui due volontari dei diritti umani uccisi in Cecenia o sul duecentesimo giornalista ucciso in nove anni nell’ex Unione Sovietica (nel Caucaso, se a qualcuno fosse sfuggita questa inezia). Ormai siamo al livello dei cinegiornali. E i cinegiornali, come sappiamo, erano il migliore distillato del regime, anche se la parola è rigorosamente proibita, mica siamo dei demonizzatori (noi). Se questo avvenga per colpa delle pressioni e intimidazioni di B. o perché il giornalismo ha di suo una schiena mica tanto diritta, lo lasciamo dire a Michele, che alla categoria appartiene e che in materia non mi pare abbia troppi dubbi. Vedremo se poi toccherà anche ai professori universitari dare prova altrettanto imbarazzante del proprio statuto morale e professionale.
Intanto mi correggo su Huizinga e sulla sua civiltà olandese del Seicento. Me ne avevano parlato bene il giusto, non meno. Il libro perde tensione e forza di sintesi in più pagine nella seconda metà. Comunque lo consiglio lo stesso. Domani attacco con le “Operette morali” del Leopardi, solo e pigramente sfogliate negli anni della meglio adolescenza. Mi paiono promettenti, soprattutto dopo che con il coltello seghettato sono riuscito ad aprirmi tutti i varchi necessari tra le pagine ancora attaccate a quarti come usava mezzo e più secolo fa. Leggere sulle spiagge joniche, disteso tra le tonalità blu e azzurre del meriggio (è l’influsso preventivo di Giacomino…), dà una sensazione di quiete semplicemente paradisiaca. Quando poi irrompe sulla scena Julio Carlos l’italo-cubano con i suoi bisillabi e i suoi occhi grandi da jazzista di New Orleans io vado in sollucchero. Lo guardo mentre accenna movenze di danza dall’alto dei suoi due anni, mentre corre stando fermo nel suo metro quadro di spiaggia, e capisco di essere spiritualmente pronto a fare da capocordata a tre generazioni. E ora, dopo questa preziosa confessione, vi benedico con immeritato affetto.
P.S. Io al posto di Lippi Cassano lo convocherei…
Nando
Next ArticleCassa mon amour. Se la Lega ci ripensa (scritto da me medesimo per l'Unità del 13 agosto)