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Voglia di qualità. Rai, battute, isole, partiti. E i timori di B.
Sarò pure a Stromboli, con il cielo che balla di stelle e il vulcano che dà botti vigorosi da stamattina. Ma grazie alla biondina sono in casa, in mezzo a deliziose correnti, a vedere un fantastico programma su Rai3, autore Luigi Bizzarri. Racconta la storia della scuola italiana, a partire dall’unità nazionale. Giuro che raramente ho visto qualcosa di più interessante, coinvolgente, capace di fare riflettere. Filmati e servizi d’epoca, che ti ridanno il senso delle proporzioni, del progresso, di quanto è passato davanti ai nostri occhi. Di quel che abbiamo conquistato, e anche di quel che abbiamo perso. Bambini in prima elementare a dieci anni. Cinquecentomila bambini bocciati ogni anno alle elementari. Maestre che affermano assai convinte che per ottenere l’attenzione dei bambini bisogna terrorizzarli; e altri che dicono con decisa mitezza di volere seguire altri metodi. Ragazzini che a quindici anni spiegano perché non vanno più a scuola, che ormai sono troppo grandi, che il lavoro dei campi è meglio. Filmati su don Milani che chiede se veramente Dio faccia nascere i cretini solo tra i poveri. E però tanto rispetto e tanti buoni sentimenti (veri) in più in tanti passaggi. Da rimpiangere. Ci fossero oggi, non ci sarebbero i videogiochi sui clandestini. Naturalmente doveva arrivare una serata d’agosto per vedere andare in onda un programma del genere. Comunque è già tanto che non sia stato trasmesso all’una di notte… Una stupenda dimostrazione di che cosa non possa fare il servizio pubblico. Qua-li-tà: è così difficile questa parola?
Onore e gloria anche a Lino Paganelli, responsabile della Festa nazionale democratica. La sua spiegazione delle ragioni del mancato invito a B. mi è sembrata semplicemente grandiosa: “questa è una festa, non è un festino”. Una delle più belle battute mai sfornate dalla politica. L’anno scorso c’era stata una polemica tra questo Blog e lui (poi rientrata). Ora merita il massimo dei voti.
A proposito di Piddì, non mi convince l’uscita di Bersani su Di Pietro. Non capisco perché regalare a vita milioni di voti a un altro partito. Alleato, intediamoci, quindi non è una tragedia. Ma io vorrei stare in un partito che dica con nettezza e a ogni occasione che sta con la legalità in modo coerente. Se non lo si dice e soprattutto non lo si fa capire, alla fine si legittima l’iperbole, la ricerca dell’applauso facile (ormai è una delle cose che temo di più, in politica), la mancanza della misura. Ce n’è di strada da fare. Ce n’è davvero, mentre B. annuncia di volere passare alla storia come colui che ha battuto la mafia (per me teme che, dopo la morte, mancheranno i servi in grado di farlo passare da statista) e mentre Dell’Utri annuncia che chiederà una commissione d’inchiesta sulle stragi di mafia (domani mio articolo sull’Unità per spiegare perché).
A Stromboli tutto bene: i colori (impagabili), la dolcezza e la pulizia del mare (si mormora dovuta al fallimento di un grande albergo), la moderazione delle meduse, l’attività della libreria di Chiara, il caffè freddo. Unico neo, ma non è poco: l’anello stradale che percorre l’isola è stato trasformato in una vera camera a gas, proprio come l’amore di Fotoromanza. Aggeggi asfissianti vanno crudelmente e beatamente avanti e indietro sputando chili di gas sui turisti normali, quelli cioè che sanno che a Stromboli si viene per camminare a piedi. Un’indecenza totale, superiore alla nascita della discoteca, di cui fra l’altro mi parlano assai bene, sia per l’architettura discreta e rispettosa della natura, sia per il pubblico ballante. Il gossip dell’isola annuncia una prossima visita del sottoscritto. Fandonie interessate?
Nando
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