Milano, Palermo. Ministri presenti, sindaci in pellegrinaggio, familiari cancellati

Grazie di cuore a tutti quelli che si sono fatti vedere o sentire, in tanti modi, in questi due giorni. Tanti davvero. E’quasi incredibile che a distanza di ventisette anni si possa ricordare così un uomo che allora si cercò di fare sparire il più in fretta possibile, per poi ricoprire nei mesi successivi di calunnie lui e/o i suoi familiari. A Palermo è andato il ministro Maroni, e questo non era affatto scontato, non l’hanno fatto tutti i ministri degli Interni, non lo fece il ministro del governo Prodi, per esempio. E, mi dice Simona che c’era, non è nemmeno stata una presenza formale. Non c’era invece il sindaco di Palermo Diego Cammarata, “in pellegrinaggio in Siria”. Sarò sincero: quando ho saputo la motivazione sono scoppiato a ridere. Se un giorno vi dirò che sono “in pellegrinaggio a Tbilisi” vi autorizzo a fare lo stesso. A Milano c’era la Moratti. E in piazza Diaz, dopo la deposizione delle corone, è accaduto un piccolo fatto. Una signora anziana ha iniziato a battere le mani. Non l’ha mai fatto nessuno lì, in tanti anni. Per cui all’inizio non l’ha seguita nessuno. Il suo applauso è stato solitario per molti, lunghi secondi. Molti si sarebbero imbarazzati. Lei però ha continuato lo stesso; e allora altri e poi tutta la gente in piazza si sono messi ad applaudire anche loro. L’ho avvicinata per chiederle come mai avesse voluto farlo. Mi ha risposto di avere ottant’anni (non li dimostrava affatto) e di essere stata una negoziante di cornici in corso di porta Romana, dove i miei andavano a fare acquisti per i regali. Ma pensa come un piccolo affetto personale dà la forza (non eroica, certo) di sfidare le convenzioni…

Sfida del ridicolo e anche di ogni minimo senso del decoro professionale da parte della terza rete regionale, invece. Mentre ero già a Palermo a inaugurare una pizzeria- forno a Bagheria, frutto di una confisca dei beni mafiosi, sono stato avvisato da un amico giornalista che il servizio su piazza Diaz, che nel filmato non poteva evitare di riprendermi, ometteva però di nominarmi tra i presenti insieme alla Moratti e a Podestà. Non parlava neanche genericamente dei familiari di dalla Chiesa e di Emanuela. Eravamo in otto. Via tutti. Cancellati tutti i familiari, anche questo doveva accadere prima o poi. In genere si dice “presenti i familiari”, “presente la vedova del maresciallo” o altro, e anche in quel caso fa sempre un po’ impressione vedere che la vedova non è degna di essere nominata con il suo nome e cognome. Qua siamo oltre. Stavolta basta, interesserò della cosa l’Ordine dei giornalisti.

A Palermo la sera al teatro Biondo è stato molto bello, anche se non c’era aria condizionata e salendo sul palco sembrava, a guardare la platea, di essere in una chiesa palermitana degli anni sessanta: una sterminata selva di ventagli. Caldo da morire, ma bello. Ho dedicato “Poliziotta per amore” a Domenico Russo, la scorta di mio padre. Rivedendo i tiggì dell’epoca mi ha colpito infatti che nemmeno le prime cronache si degnassero di nominarlo: “l’agente di scorta…”. E mi ha colpito rivedere che contro un plotone in armi da guerra lui era uscito da solo con la sua pistola d’ordinanza…

Ho parlato con uomini delle scorte. Non posso riferire. Ho parlato anche di Genova 2001, a pranzo ieri con molti poliziotti del Siulp. Be’, posso assicurare che ho trovato in loro incredulità e disgusto per ciò che accadde. Si sono riconosciuti nei brani relativi di “Poliziotta”. Temo che a Genova non succederebbe mai. Lì resta, con certi giornalisti (vedi il Giornale.it del 13 agosto scorso), la patetica retroguardia di chi fa finta che non sia successo nulla. Solo le violenze dei no global, tutti insieme. Trecentomila assatanati di violenza. Per il resto omertà a gogo.

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