Luis Sepulveda, el Hombre ombroso

Sepulveda, dicevo. Lo abbiamo invitato ieri in Comune a Genova, visto che era in città per il suo libro, nella serata di vigilia della Notte bianca (nottata prodigiosa, se il tempo ci aiuta, vedetevi il programma su www.genovaurbanlab.it; un miracolo al risparmio, giuro). Fate un po’ voi: in città il grande scrittore che fu guardia del corpo di Allende e poi arrestato e poi torturato e poi esule; l’11 settembre che oltre che essere la data delle Due Torri è anche (per chi lo dimentichi) la data del golpe in Cile; Genova città dei diritti; e infine vent’anni dacché i cittadini genovesi della Val Bisagno, guidati da Giordano Bruschi e sua moglie Giusy, fecero una grande colletta per gli antifascisti cileni e andarono anche in delegazione ad aiutarli a Santiago per la prima campagna elettorale autorizzata da Pinochet. Fu una grande manifestazione di solidarietà, che completava una lunga lista di aiuti, a partire dal medico di Allende arrivato clandestinamente su una nave a Genova e fatto uscire dal porto travestito da camallo. Mi è sembrato giusto ricordarla, tanto più che i protagonisti avevano allestito una mostra di grande ingenuità, sobrietà ma anche ricchezza di ricordi, che abbiamo ospitato nel cortile del Comune. Sepulveda è venuto, ha parlato, ma -devo dire la verità- se avesse fatto un sorriso in più a quei cittadini non sarebbe stato male. Forse era la data che non ispirava sorrisi. Oppure era, conosco la sindrome del personaggio assediato, il fastidio per quell’impegno supplementare che si aggiungeva alla presentazione del libro. Avrà pensato che fossimo dei politici desiderosi di attaccarsi alle sue costole per trarne qualche foto in più (un giorno a una manifestazione culturale dentro San Vittore venne lui a salutarmi per dire che sapeva di mio padre, ieri invece non mi conosceva…). Può darsi. Ammetto per onestà che anche a me succede di irritarmi se mi aggiungono invito a invito, del tipo “già che c’è, perché non passa in Comune?” o “perché non incontra anche i ragazzi delle scuole”? Poi però, quando arriva il momento, ricambio il sorriso con il sorriso, la genuinità con la riconoscenza. Magari, altra ipotesi, è solo un suo modo di fare, che però al teatro la sera era già sparito. Boh, chissà, la gente è strana. Comunque, al di là della delusione, quest’ultimo romanzo è bello assai. E vale la pena leggerlo. E la rivelazione sul Gran Bordello Italia è valsa tutta la sera.

Ora invece via con la notte bianca! Poi ve la racconterò, anche se, pur girando come una trottola fino all’alba, non potrò vedere che un terzo delle cose che ci saranno…

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