Meglio la escort. E sempre sia lodata l’Italia che non va al billionaire

Ho finito adesso di vedere Santoro. Bella trasmissione. Mi confermo sempre di più nell’opinione che mi sono fatto di Patrizia D’Addario sin dall’inizio (Blog canta): è il meglio, ma nettamente il meglio di tutta questa vicenda. Tra lei, le cosiddette ragazze-immagine, le premiate in politica, il gran sultano e i suoi gazzettieri, non c’è gara. Lei sta una spanna sopra. Forse se il corrispondente di Annozero non le dava del tu era meglio, un po’ di stile occorre sempre. Di più. Patrizia D’Addario stasera è stata cento volte meglio pure delle due gggiovani di destra e sinistra; non so dove le avessero reclutate, ma sembravano uscite tutt’e due da un irresistibile film di Verdone. La prossima volta, se vi servono due giovani, chiedete a me che vi mando dei miei studenti, ne ho tanti con la faccia intelligente, educati e capaci di spiccicare tre parole in autonomia senza fare morire dalle risate. Quanto alla “escort”, a quella che sembra ormai l’unica “escort” d’Italia, temo che le faranno vedere i sorci verdi. Ha osato troppo.

Che paese ineffabile, però. Alle 20 ho finito di intervistare nel salone di rappresentanza del Comune di Genova Pietro Grasso, io con Anna Canepa, magistrata di valore da poco in forza (ed è una bella notizia) alla Procura nazionale antimafia. Si è parlato di appalti, di metodo mafioso, di compiti delle amministrazioni settentrionali, di paradisi fiscali, di maxiprocesso e naturalmente di Falcone e Borsellino. Passano due ore e…oplà, sei in mezzo alle prestazioni a pagamento, agli amplessi notturni, ai festini. Vent’anni fa avresti pensato di essere passato per uno zapping sbagliato dall’aula bunker di Palermo a un film di Moana Pozzi (troppa grazia, forse). E invece sempre lì siamo: in un caso e nell’altro nel cuore della classe dirigente nazionale, mafia e festini, billionaire e appalti truccati. A proposito di Billionaire, mi ha incuriosito la spiegazione che Barbara Montereale ha dato del rifiuto dell’offerta di Fede di fare la meteorina. Non me la sentivo, ha risposto prima. Poi si è voltata, si è sottratta al video e ha commentato ridendo: che signora che sono! Ma perché? Che cos’ha taciuto? Che cosa le era stato proposto?

A proposito di tacere, bello domenica scorsa al parco della musica di Roma lo spettacolo teatrale “Almanacco delle morti presunte”, scritto da Roberto Alajmo sulle vittime di mafia. Delle quali si raccontano le vicende, tacendone la parte finale, che viene lasciata all’immaginazione degli spettatori. Merito del Conservatorio di Trapani e dell’Accademia nazionale d’arte drammatica che hanno realizzato una bella miscela di parole e musica. Il monologo finale di mio padre (che ho scritto io) è stato recitato divinamente da Roberto Herlitzka, una roba da mettere i brividi. Brividi e visi stregati (potevano essere di più…) anche lunedì sera allo Spazio Melampo per la presentazione di Allonsanfan, il libro di Riccardo Orioles. Ma lo volete capire o no che è uno dei migliori giornalisti italiani anche se non va in tivù e non ha la scorta? Come ve lo devo spiegare, sacripanti che non siete altro?

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