Colpi di Stato e buone sentenze (anche per me!!)

Colpo di Stato, colpo di Stato. Una sentenza di un giudice che stabilisce che quando uno cambia l’informazione e l’editoria di un paese comprando una sentenza deve risarcire il principale danneggiato (ma dovrebbe risarcire anche i cittadini, secondo me…), diventa colpo di Stato. A me pare che per lui, il signor B., l’applicazione della legge sia sempre un colpo di Stato. Andiamo verso un finale da Caimano ed è bene che ognuno presidi le sue postazioni. Nulla venga lasciato al caso o alla prepotenza di qualche tanghero. Nessuno si ritiri nelle sue abitazioni dicendo che la politica gli fa schifo. Io credo che quando si riuscirà a scrivere la storia di B. e dei suoi due angeli custodi Cesare e Marcello l’Italia non si piacerà affatto. E sarà una corsa a dire di non averli mai conosciuti. E qualcuno, come B. con Tarantini-Tarantino, farà finta di non ricordare: quando c’era quello lì, come si chiamava, Previto mi sembra…

Intanto, già che ci siamo, vi comunico -alleluja!- di avere vinto l’appello contro Previti (io non dimenticherò mai come si chiama), il quale pretendeva nuovamente di scucirmi un milione di euro per avere scritto a suo tempo sull’”Unità” che il parlamento era ammalato di previtismo, visto che la sua agenda era fissata dalle scadenze giudiziarie dell’amico di B. E’ davvero interessante questa vicenda (alla quale dedicherò in seguito un po’ più di attenzione). Nel senso che un tipo che ha usato all’infinito e anche oltre il dovuto la sua immunità parlamentare ha cercato di colpire al cuore la mia immunità, che era quella di potere esercitare il mio diritto di critica e di potere riportare all’opinione pubblica quanto detto in commissione e in aula. Comunque ho vinto, assistito da Beatrice Menis, grande avvocato romano (oh, tutte sarde me le cerco: Paoletta Murru, Franca Farris…).

Si avvicina infine la festa dei 60. E già Riccardo-mago-del-computer mi prospetta l’idea, seducente assai, di trasmetterla in diretta -almeno la parte degli spettacoli- su questo schermo. Ci credereste se vi dicessi che ci sto pensando? Una festa in diretta…ah, che ganzo…

P.S. Grande la manifestazione di piazza del Popolo. La libertà di stampa va difesa. Ma sarebbe meglio se la stampa sentisse il dovere di tutelare la voce di tutti, mica solo quella delle testate e dei giornalisti. A Milano quel giorno c’è stato un presidio di tremila (dico tremila) persone, organizzato da Piero Ricca, cittadino attivo. Ebbene tutti zitti e muti, anche in cronaca locale, perché Piero Ricca non fa fino. No, amici giornalisti, così non va bene. Non lasciateci l’amaro in bocca. La censura non cambia nome se non la fa Berlusconi.

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