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Claudina, filo rosso tra Genova e Cile
(Il fatto quotidiano, 13 ottobre 2009) – Venti classi di quattro scuole genovesi. Pronte a gemellarsi con le scuole di Pedro Aiguirre Cerda, municipio di Santiago del Cile. Sembra una storia d’altri tempi, ma non lo è. Anche se in altri tempi affonda le sue origini. Quelli del golpe di Pinochet, l’altro 11 settembre di tragedia. Un’infernale vicenda di assassinii, di torture, di lotta clandestina, di esilio per decine di migliaia di persone. E di dittatura per un popolo che si era permesso di votare come non piaceva alle multinazionali del rame. Una vicenda che toccò cuore e storia di Genova, medaglia d’oro della Resistenza. La quale offrì in solidarietà il suo porto. Lì, nascosti nelle navi, giungevano gli esuli cileni. Lì i camalli li ricevevano, li travestivano e li portavano in libertà, compreso il medico personale di Allende, preso in carico da un portuale leggendario, Luciano Sossai. Lì, per ritorsione politica, in quello stesso settembre vennero boicottate le navi del rame.
Giordano Bruschi quella storia la sa a memoria. Ha 84 anni “e un mese”, come dice con civetteria. In clandestinità sin dal ’42, fece la Resistenza a Genova e Torino, combattendo con il comandante Barba, ossia Gillo Pontecorvo. Una storia intera nel Pci, fino al ’91. Impiegato metalmeccanico, fu licenziato due volte. La prima dai fascisti, la seconda nel dopoguerra, sempre con la stessa colpa: agitatore sindacale. Ora abita in una casetta con l’orto nella campagna verso l’appennino, nell’alta Val Bisagno, uno dei punti di forza della sinistra in città. Una casa stracolma di libri, che ebbe a lungo come ospite Danilo Dolci. Gli occhiali spessi, la camicia bianca (ma non bianco billionaire), appassionato di storia, quando inizia a raccontare farebbe notte. Sono stati lui e sua moglie Giusy, una nuvola di capelli neri, già consigliera provinciale (Pci, ovviamente) a promuovere il gemellaggio di questi giorni, ma anche, con i loro amici, a gettarne le premesse. Che hanno il nome di una donna: Claudina Nunez, eroina della resistenza cilena, battezzata alla lotta a quattro anni, quando -nel ’57- venne portata a occupare le terre alla periferia di Santiago dai suoi genitori, andati lì a costruire le prime baraccopoli con migliaia di altri diseredati.
Quando Pinochet va al potere Claudina è già dirigente popolare. Si batte per i diritti dei più poveri nel nuovo quartiere che ha preso il nome di Victoria, di cui assume la carica di “sindaco clandestino”. E in quella veste, nel ’79 ,viene invitata a Genova alla festa nazionale dell’Unità. Stringe rapporti di amicizia con molti militanti genovesi, tra cui i coniugi Bruschi. Nell’occasione, su suggerimento di Isabel Allende, nasce un gemellaggio tra due quartieri di Genova e Santiago. Di qua Molassana (val Bisagno, appunto) di là Victoria, bastione della lotta contro rastrellamenti e desaparecidos. Per il regime è troppo. Al ritorno in Cile Claudina viene arrestata “per comportamento sovversivo”. Ma è troppo anche per Genova, dove parte a razzo la mobilitazione in sua difesa. Migliaia di firme e telegrammi, addirittura un comitato per la sua liberazione presieduto dal sindaco Campart, fino a ottenerne la scarcerazione. Poi l’impennata di solidarietà militante il giorno in cui, nell’89, il “sindaco clandestino” si candida alle prime elezioni libere nello schieramento democratico di Alwin. Nei quartieri della Val Bisagno, e in particolare a Molassana dove Giusy è presidente di circoscrizione, si raccolgono soldi per aiutarla. In due settimane vengono messi insieme trentacinque milioni che la stessa Giusy porta a Santiago. Oggi Claudina è sindaco “non clandestina” del municipio di Pedro Aiguirre Cerda, di cui Victoria è un barrio. E la sede della Junta de vecinos de la poblaciòn si chiama Casa Genova.
A vent’anni di distanza Genova ha voluto ricordare quella storia di solidarietà. Bruschi ha organizzato una mostra in Comune. Sobria, ingenua, senza costi, d’altri tempi. Le firme dei genovesi con i loro versamenti, le immagini di un viaggio. L’11 settembre, la data indimenticabile, è venuto a visitarla Luis Sepulveda, che ha cercato i propri amici in quelle immagini. Ci si è ritrovata, il viso da ragazza, sua moglie Carmen Yanez, scrittrice, torturata dal regime, che si è commossa e ha scritto su un suo libro una dedica tutta particolare a Bruschi, che ora la custodisce come un gioiello. E pochi giorni dopo è tornata a Genova Claudina, ormai donna matura e importante per la democrazia di Michelle Bachelet, ricevuta per due ore in municipio dalla sindaco Marta Vincenzi. Claudina ha incontrato come in un rito del ringraziamento la circoscrizione di Molassana e i portuali e ha parlato ai ragazzi di una scuola della sua lotta per la libertà. Ora Giordano e Giusy lavorano con amici e compagni alla grande scommessa: raccogliere soldi per dare “un quaderno e una matita” agli alunni di Victoria e per mandar loro libri in spagnolo, da Cervantes a Garcia Lorca. Fino a Sepulveda, naturalmente. Gli stessi libri con traduzione a fronte li daranno anche agli alunni genovesi. “Sai, ora ci sono migliaia di bambini che parlano spagnolo in casa”. Così capita. Senti odor di Intillimani e ti ritrovi sulle nuove frontiere della storia.
Nando
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