Chi ha proibito piazza Fontana?

Ciclicamente arriva. Il silenzio di qualche giorno, voglio dire. Ahimé, non riesco a controllare i tempi del blog come vorrei. Stavolta la ragione principale sta nell’ accavallarsi di impegni e tensioni che mi hanno fatto pensare ad altro. Gli esami in università anzitutto, le due trasmissioni La7 e poi (oh yes) le amare dimissioni dall’incarico genovese rassegnate nelle mani di Marta Vincenzi. Ma di questo parlerò in altro post. Ora mi interessa raccontarvi che cosa è accaduto oggi in piazza Fontana, alla manifestazione per i 40 anni dalla strage. C’era molta gente, anziani e giovanissimi, perché per fortuna ci sono anche i giovani che sanno qualcosa della nostra storia. Tra gli oratori Letizia Moratti, Guido Podestà e Roberto Formigoni. Tutti e tre molto fischiati, non dagli estremisti ma da quasi tutto il popolo della sinistra, che anche quando stava zitto e composto viveva comunque con imbarazzo quella triplice presenza istituzionale. Si può non concordare; ma è certo che il clima creato da B. non aiuta in nessun modo a immaginare che esista oggi una storia nazionale condivisa, in nome della quale tutti siano abilitati a parlare. E nemmeno aiuta la ricerca di B. e del suo schieramento di tutti i voti possibili nell’estrema destra, compresi gli eredi di Freda e Ventura. Disagio, insomma, per non potere più spiegare ad alta voce ai contestatori “ma sono le istituzioni”.

La cosa più grave però è stata la scelta di recintare piazza Fontana e di non darvi l’accesso al corteo “alternativo”. Non era mai, ma proprio mai accaduto: piazza Fontana off limits nel giorno dell’anniversario. Timori per l’incolumità della Moratti & C? Assurdo, per lei c’era un servizio d’ordine degno di Obama. Fatto sta che a un certo punto si è arrivati a un passo dagli scontri di piazza per entrare in piazza Fontana (!). Ho capito in pochi secondi che la situazione stava diventando grave e sono corso a mettermi dietro la fila di poliziotti e carabinieri che fronteggiava i giovani (e non solo) che voleva entrare gridando “Milano libera”. La gente continuava a chiamarmi: Nando fai qualcosa. Anche arrabbiandosi con me. Se andavo verso la linea dello scontro  mi gridavano “vai a dirlo a quelli del palco”; se andavo verso il palco mi gridavano “ma non vedi che cosa succede ai bordi della piazza?” Sembrava d’essere a Genova, dove non gli va bene mai niente. Fatto sta che si rivolgevano a me, anche se non ho incarichi istituzionali. Credo di avere agito bene in quell’atmosfera da incubo. Sapevo, ci avrei giurato, fra l’altro, che i Gracchi e i miei studenti erano dall’altra parte. Ormai c’è un difetto di analisi politica permanente. Quelli che vanno al No B Day sono tutti grillini e dipietristi. Quelli che non vanno con i partiti sono tutti estremisti. E’ spaventosa questa incapacità di capire che ormai la sfiducia verso i partiti porta alla nascita di aree di dissenso che nulla hanno a che fare con le caselle mentali della politica. Il dirigente della Polizia con cui ho parlato mi diceva “sono tutti anarchici ed estremisti, li conosciamo uno per uno” e io a dirgli che no, non era comunque così. Alla fine sono corso al palco (dove non sono voluto salire, nonostante le richieste) per chiedere che la smettessero di parlare a decine, che se la manifestazione si scioglieva non c’era più ragione di tenere chiusa la piazza e che quindi si sarebbero scongiurati gli incidenti. Per fortuna hanno capito. Ma la sensazione è che ormai la fine delle mobilitazioni di massa abbia fatto proprio perdere ogni capacità di confrontarsi con la piazza, di gestirla negli imprevisti.

Alla fine il corteo alternativo è potuto entrare. E, come immaginavo, tra i primi a entrare sono stati i miei studenti (quelli modello): buona sera professore, buona sera professore, ha visto che hanno fatto? Devo dire: mi sono messo apposta sulla linea di contrasto perché si capisse che tutto sarebbe stato visto. Ma tranne due manganellatori fuori controllo, le forze dell’ordine si sono comportate bene, con freddezza in una situazione che è stata a un passo dall’esplodere. Il problema è: chi ha dato l’ordine, per la prima volta in quarant’anni, di chiudere l’accesso a piazza Fontana? Chi ha messo in preventivo gli scontri di piazza nel giorno del dolore e del ricordo? Chi vorrebbe trascinare il paese nello scontro civile? Perché il 25 aprile dell’anno scorso è stato tollerato un comizio “alternativo” in piazza Duomo accanto a quello di Scalfaro e oggi non è stata invece nemmeno tollerata la presenza alternativa in piazza Fontana?

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