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Minchiolini e la trattativa
Minchiolini. Sì, lo chiamerò così d’ora in poi Augusto Minzolini. Almeno finché non chiederà scusa ai cittadini italiani e soprattutto a quelli che pagano il canone. Perché non esiste direttore di telegiornale che si possa permettere, nell’editoriale ufficiale di prima serata, di usare la parola “minchiate”. Perché deve esistere un minimo di decenza (già, la famosa decenza) anche nella forma, anzi a partire dalla forma. Perché il servizio pubblico non può educare il popolo italiano alla volgarità, al turpiloquio.
E passiamo alla sostanza delle affermazioni di Minchiolini. Dunque, Minchiolini, come tutti i giornalisti salmodianti intorno a B., ci dice -furente, scandalizzato- che giudici e giornalisti hanno dato ascolto e credito senza ritegno a Gaspare Spatuzza, cioè a un pluriomicida, autore di stragi e decine di altri delitti di sangue. Cose da pazzi, ma come è possibile, deve avere pensato, in genere chi è stato in Cosa Nostra serve messe vespertine e lavora alla San Vincenzo, e fa il volontario in Emergency. Se non ha fatto così, non è credibile il giorno che si mette a collaborare con la giustizia; ossia, dico io, è un mafioso non credibile perché ha fatto quello che fanno i mafiosi. Ma il bello è il secondo passaggio del mitico direttore. E’ così vero che Spatuzza non è credibile che è stato smentito da Filippo Graviano. Il quale ha detto (l’avete sentito tutti, no?) di non avere mai conosciuto Marcello Dell’Utri. Da qui “la prova” che Dell’Utri non ha avuto rapporti con Cosa Nostra. Ma, chiedo io, Graviano non era il mandante di tutti gli omicidi e di tutte le stragi commessi da Spatuzza? Torna il tema che scuote la coscienza di Minchiolini. Come si può credere, usare come prova la parola del mandante di stragi e di decine di omicidi, da quello del piccolo Giuseppe Di Matteo a quello di don Pino Puglisi? Bisogna notare fra l’altro che quel che dice Spatuzza è stato assunto come indizio, e già questo sembra scandaloso al direttore del tg1. Però per lui la parola del mandante ha addirittura il valore di prova regina.
Pongo poi un’altra piccola questione. Così, giusto per amore della logica. Ma scusate: Spatuzza è un “pentito”, Graviano no. Ma da quando in qua un mafioso non pentito conferma quello che dice un pentito? E da quando in qua, in un confronto, fa prova quello che dice il mafioso non pentito? Ve l’immaginate se avessero fatto la stessa cosa con Buscetta? “Signor Riina, lei conferma quello che ha detto il signor Buscetta?”. “No, vostro onore”. Ahhaahhh, avrebbe gridato Minchiolini, ecco la prova che Buscetta ha mentito!! Cose da pazzi. E solo in un paese che ha perso proprio la bussola della decenza, si possono dire cose del genere.
A me pare che sia in corso in realtà un gioco delle parti. Spatuzza confessa e racconta che Filippo Graviano gli avrebbe detto: se non fanno le cose che devono fare, noi parliamo. Filippo Graviano lo smentisce ma non lo attacca, non lo maledice. Il clan manda insomma messaggi al governo: mantenete i patti. Il governo fa subito una cosa che la mafia chiede dagli anni 90: abolisce di fatto la legge sulla confisca dei beni e sulla loro destinazione sociale; verranno messi all’asta e ricomprati dai mafiosi. Ma non basta. Filippo non parla, ed è chiara la ragione: perché se parlasse perderebbe ogni capacità di ricatto e forse qualcos’altro. Giuseppe Graviano, il capo, dice invece che forse deporrà un’altra volta, però ora vorrebbe leggere una dichiarazione sul suo stato di detenzione al 41 bis. Altro messaggio: potrei parlare, ma se dopo il sequestro dei beni ci date anche il carcere duro (e anche qui basterebbe di fatto) potrei non parlare mai… Insomma, siamo in piena trattativa. Si svolge davanti ai nostri occhi. Come tanti anni fa si svolse davanti agli occhi di tutti una discussione di quattro mesi per uccidere un prefetto.
Nando
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