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Il nuovo Rinascimento genovese
la Repubblica, lunedì 14 dicembre 2009 – Giovedì scorso, mentre stava raggiungendo Genova in treno, finiva di scrivere l´articolo per Repubblica che pubblichiamo. Una sorta di "manifesto" del nuovo Rinascimento che il superconsulente del sindaco Marta Vincenzi auspica nel prossimo futuro per la città. Poi la lite in giunta e lo scontro che hanno portato all´annuncio delle sue dimissioni. Abbiamo deciso di pubblicare ugualmente l´intervento di dalla Chiesa, che offre molti spunti di riflessione e dibattito.
Sarà la meteorologia, sarà lo spirito di stagione, ma sotto Natale una porzione di Genova dissotterra l’ascia di guerra più familiare: il mugugno. Così particolari altrove insignificanti diventano il segno della deriva e del declino “inarrestabili”. Naturalmente il mugugno non è sempre gratis. A volte è fondato. Come quando deplora la scarsa illuminazione cittadina, che peraltro del mugugno è – culturalmente – cugina di primo grado. Altre volte, invece, sembra portare in superficie una larga falda di umori incapaci di cogliere i tanti segni di qualità e di cambiamento che la società genovese sta esprimendo. Perché potrà anche dispiacere, ma l’immagine di Genova, grazie al concorso di molti fattori, è una di quelle che più sta crescendo in Italia. In città si discute, e giustamente, del porto, della crisi della vecchia industria, delle insufficienze infrastrutturali, e di altro ancora. Ma fuori, come testimoniarono anche i giovani intervistati dalle reti televisive durante la Notte Bianca, Genova è vista come una città dove “accadono delle cose”. Non più “solo” la capitale del pesto, di Paganini e dei camalli. O dei cantautori.
O, più contemporaneamente, dell’Acquario. Ma una città dotata di una cifra più generale. Dove ci sono belle mostre, dove si tengono spettacoli e concerti, dove c’è socialità di piazza, dove i giovani artisti trovano modo di farsi sentire. Dove è bello venire, anche grazie ai doni della natura e della storia. Dove, fatto per nulla secondario nel contesto generale, non domina il rancore sordo del razzismo, dove si convive tra diversi, dove si coltivano i diritti e il Gay Pride è stata una pacifica giornata di festa come può esserlo ad Amsterdam. E a questa immagine viene spesso associata (e anche questo, ovviamente, può non piacere) quella di Marta Vincenzi, vissuta come rara figura di sindaco donna, laica e impegnata in difesa della tolleranza religiosa.
Né c’è solo questo.
Ci sono quelle che chiameremo le scintille. Che sprizzano separatamente ma si accingono ad accendere un grande fuoco di vitalità culturale. Un Politeama che senza contributi pubblici è ormai nel gruppo di testa dei teatri nazionali. Un Conservatorio che (quasi negletto in città) è considerato dal Ministero a Roma uno dei più dinamici d’Italia. I musei di Nervi che nei loro master estivi in miniatura ospitano giovani e promettenti artisti stranieri. L’esperienza di giornalismo telematico di Mentelocale, quasi un unicum nel panorama nazionale. E poi l’affermarsi della tradizione genovese dei presepi, l’emergere di un ceto libero-professionale di qualità, competitivo con quello di Milano o di Torino, progetti innovativi che nascono nel cuore del commercio del centro storico, idee e campagne come quella del biodrink che attirano le tivù nazionali, i noir dell’editore Frilli che sfondano in Germania, la musica barocca di San Torpete e i festival estivi, solo per citarne arbitrariamente alcune.
Antico e nuovo si mescolano insomma promettendo un inedito smalto per la città. Un wishful thinking, come si usa dire? In teoria potrebbe esserlo. Ma nella realtà c’è qualcosa che parla. Genova viene scelta sempre più spesso come sede di grandi appuntamenti nazionali e internazionali. Pochi esempi. A Lilla pochi giorni fa è stata scelta come sede della biennale degli urbanisti europei nel 2011. Sempre a Genova ha deciso di tenere il suo appuntamento del 2010 l’Acume, l’associazione dei conservatori del Mediterraneo. Idem per Eurocity e per il meeting internazionale dei centri di recupero nel 2011. O per il congresso nazionale dell’ordine degli avvocati del 2010, già preceduto nello scorso ottobre da quello dei giovani avvocati.
Genova come meta di mondi sociali, civili, professionali, diversi per ragioni che vengono dichiarate più volte: la città si è abbellita, l’offerta culturale è effervescente, sta crescendo il turismo culturale, una parte consistente dei commercianti sta assumendo gli abiti mentali delle grandi città di commercio e di turismo; e comunque, e questo è il vero tratto caratteristico, qui “accade sempre qualcosa”. Parallelamente Genova sta dismettendo i panni gregari che l’hanno portata a viversi come possibile appendice di Milano e di Torino. Anche per questo celebrerà i 150 anni dell’Unità d’Italia non nel 2011 ma nel 2010, come è giusto che sia per la città dei Mille, dell’inno e di Mazzini. Facendo da battistrada alle celebrazioni nazionali, perché questo esige il copione della storia.
A respirare i segni, a saper vedere le scintille, Genova sembra dunque alle possibili soglie di un nuovo rinascimento. Ma la sfida la gioca con se stessa. Con i provincialismi, le lentezze, i conservatorismi che tornano a galla a scadenze fisse. Cultura contro cultura. Una lotta politicamente trasversale. Non del tutto, ma abbastanza.
Nando
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