Arigenova: a voi le bufale. Gli albergatori, il Secolo e la Rai

Articolo pubblicato su “Mentelocale” di oggi 30 dicembre

“E rieccoci! A ogni Capodanno scatta il riflesso pavloviano. Pochi giorni prima del 31 qualcuno interroga gli albergatori se siano soddisfatti o no delle prenotazioni. Gli albergatori, o qualche loro esponente, rispondono di no, che le cose vanno male e che la colpa è del Comune. Il quale non ha organizzato per quella notte un evento eccezionale, memorabile, per portare i turisti in città. O non ha comunicato con due mesi di anticipo il programma del 31 sera in modo che potessero essere allestite tutte le strategie di promozione necessarie. E’ un rito che ha qualcosa di grandioso e misterioso. In nessuna capitale commerciale verrebbe mai in mente ai negozianti o agli albergatori di dare la colpa al Comune se a Capodanno non c’è il tutto esaurito o se non si fanno affari d’oro, a meno che il sindaco non abbia ostacolato o impedito una grande iniziativa delle categorie interessate. Sicché, a essere onesti, mi sfugge quale possa essere l’utilità per Genova di questo tormentone. Non è difficile capire che il successo turistico di un capodanno dipende da tanti, ma proprio tanti fattori. Per esempio il consolidamento di una città sul mercato turistico e la fama che essa si è conquistata come città-divertimento, a livello nazionale e internazionale, indipendentemente dal fatto di ospitare in una specifica data un grande evento musicale (che non ci sarà né a Berlino né a Parigi, per capirsi). Oppure la fase di prosperità o di crisi economica che una società attraversa. Oppure ancora le condizioni meteorologiche della settimana: se le previsioni danno tiepido-sereno o freddo-piovoso e se i precedenti più vicini (vedi le scene apocalittiche sui treni degli scorsi giorni) invogliano a spostarsi o no. Oppure, di nuovo ancora, contano le specifiche strategie di offerta e promozione (bassi costi, last minutes ecc) che il sistema ricettivo ha elaborato per l’occasione. Eppure…

Eppure il tormentone sembra dotato di una sua forza suggestiva. Una specie di “governo ladro” civilizzato.  Ma i dati dicono altro. Dicono che il Comune ha promosso l’intero dicembre genovese come mai era accaduto. Che dal 18 al 29 dicembre Genova e i suoi eventi  sono stati oggetto di dieci servizi su reti televisive nazionali, compresi Tg1 e Tg2 di prima serata. Che complessivamente la città ha beneficiato nel corso del mese di 42 (quarantadue…) “uscite” su media nazionali, per impulso e iniziativa del Comune. Mentre a tutt’oggi (scrivo alle 19 del 29 dicembre) l’home page del sito della principale associazione alberghiera non porta alcuna indicazione sul capodanno a Genova, che non è esattamente una grande promozione. Quanto alle prenotazioni, i dati dicono (sulla base delle informazioni raccolte ufficialmente presso gli hotel oggi 29 pomeriggio) che gli alberghi che insieme “fanno” circa l’80 per cento dei posti letto cittadini hanno dichiarato una copertura che va dall’80 al 100 per cento delle proprie disponibilità. E che altri alberghi più decentrati hanno una copertura di circa il 50% destinata a crescere notevolmente (opinione loro sulla base dell’esperienza del passato). E questo nonostante le cattive previsioni del tempo. Allora: perché rilanciare il tormentone a ogni anno come un (dannoso; e ammuffito…) gioco di società? Non sarebbe meglio prodigarsi per promuovere tutto ciò che può essere promosso nell’interesse di Genova? Dice: il mugugno. Evabbe’, paghiamola pure questa tassa locale. Ma la miopia è un’altra cosa.”

Ecco, questo è l’articolo che ho scritto per “Mentelocale”. Dopodiché bisognerebbe capire perché, e con quale responsabilità, il rappresentante di una categoria rifili bufale del genere (alberghi al 20-30 per cento) alla sua città per il secondo anno di fila. E poi bisognerebbe capire perché un grande giornale (almeno quanto a vendite) come il Secolo XIX e un servizio pubblico come la Rai avallino questa bufala trasformandola in verità. Tutto sommato per fare i controlli (quelli che una buona informazione dovrebbe assicurare ai suoi lettori prima di dare le notizie) non c’è stato bisogno di andare in missione al Polo nord. E’ bastato fare delle telefonate dal caldo di un ufficio: totale del lavoro, 50 minuti. Troppi?

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