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Il ragazzo con l’handicap e Trenitalia. Pubbliche scuse o dimissioni
E’ una indecenza umana e non solo umana, caro Dottor Moretti, amministratore delegato di Trenitalia. Passi (per modo di dire, si intende) per le ore di ritardo che ci rifilate in somma indefinibile durante l’anno, non solo quando ci sono le nevicate o le esplosioni di Viareggio. Passi per l’insultante disinvoltura con cui ci riempite le orecchie con quel messaggio (“ci scusiamo per il disagio”) che esprime rispetto civile se lo si ascolta una volta in un semestre, ma che diventa certificazione dell’inciviltà se lo si deva ascoltare tre volte al giorno. Passi (sempre per modo di dire) per le condizioni da terzo mondo dei treni riservati ai pendolari o per le diversità di trattamento -a parità di costo del biglietto- riservate ai passeggeri dei treni che arrivano da Milano o dalla Calabria. Passi ancora (di nuovo e sempre per modo di dire) per il modo in cui un paese che conosce l’esistenza della neve (da Annibale: ricorda?) ha affrontato una nevicata annunciata da una settimana, con quelle scene bibliche nelle stazioni e il Suo invito a portarsi coperte e panini, roba che i finlandesi ridono ancora adesso. Ma non può passare quello che sta scritto oggi su “Repubblica”, e riportato qui da una blogghista. Quel resoconto sui quattro in divisa che si accaniscono su un giovane handicappato è un ritratto letterario da brivido. E chi lo ha scritto, Shulim Vogelmann, ha un solo torto: di non avere indicato pubblicamente gli orari e le stazioni. Ma lei è perfettamente in grado di rintracciare l’autore dell’articolo-testimonianza. Lei che ha un passato nel sindacato avrà mantenuto un briciolo di quello spirito di solidarietà umana e sociale che fa compiere (in genere) la scelta di militare in un sindacato. Lei avrà sentito come tutti un soprassalto di indignazione nel leggere quelle lunghe e sconvolgenti righe. Lei può dunque sapere chi erano quella controllora e quel capotreno senza pietà, senza professionalità, così disonorevoli per l’immagine dell’azienda che Lei guida, più del caos assoluto degli scorsi giorni. Io sono convinto che Lei chiederà, imporrà a questi due signori, dai comportamenti così odiosi ai miei occhi, e penso non solo ai miei, di chiedere scusa pubblicamente per televisione a quel giovane. E poi insegnerà a quella capotreno con velleità da caporalmaggiore (del ventennio) che i cittadini sono liberi di esprimere le loro opinioni e che non c’è barba di capotreno che possa farli identificare o “attenzionare”, come direbbe il nostro premier, per quello che han detto sulla qualità del servizio (ma d’altronde non è stato l’ufficio stampa di Trenitalia, tempo fa, a minacciare azioni legali contro un cittadino che aveva, il farabutto, raccontato una disfunzione del servizio?). Se Lei non farà questo, Dottor Moretti, avremo ragione di credere che lei condivide quello che è accaduto. Che quanto ci è stato raccontato è figlio di una specifica cultura aziendale. E allora avremo ragione, per questo molto più che per le altre numerose ragioni, di chiedere le Sue dimissioni. Ma questa è, naturalmente, un’ipotesi del terzo tipo. Lei senz’altro porterà in pubblico le scuse di Trenitalia e ridarà un pochino d’onore alle Ferrovie dello Stato.
Nando
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