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Intitolazioni a Craxi. Un’opinione (sine ira ac studio)
Intitolazioni a Craxi. Che ne penso? Non mi posso esimere, me l’hanno chiesto in tanti. Sono stanco di dovermi pronunciare sul tema da non so quanti anni; ho anche un sentimento di simpatia per Bobo, e forse per questo ho rifiutato pubbliche dichiarazioni. Però due parole almeno su questo Blog devo metterle. Volete voi che io riconosca che Craxi subì la legge più di altri politici fatti a sua immagine e somiglianza? Che abbia egli, anche in proporzione, pagato più di altri e che questa possa rappresentare, in fondo, un’ingiustizia? Ebbene sì, lo riconosco. Volete voi che io riconosca che Craxi fu un gigante rispetto agli attuali governanti? Ebbene sì, lo riconosco. Come pure riconosco che, senza coerenza alcuna con i fatti, lanciò parole d’ordine che avrebbero potuto cambiare in meglio l’Italia. Riconosco pure, anzi lo teorizzo con convinzione appassionata, che la qualità della politica non possa esaurirsi nel giudizio che ne danno i tribunali.
Ma qui mi fermo. Perché poi, anzi prima, c’è la legge. E io sono uomo di legge e di istituzioni. Che pensa che la politica non si misura in tribunale per il semplice fatto che può essere pessima anche senza produrre reati penali. Perché ci sono anche le responsabilità morali, civili, politiche (appunto), che dai tribunali restano fuori. Ma chi viola la legge nell’esercizio del potere non può invocare una autonomia della politica, a meno di non immaginare il classico (e antidemocratico) sistema dei “legibus soluti” (la latitanza di Craxi rifletté d’altronde l’indisponibilità ad assoggettarsi alle leggi…). Intitolare beni pubblici a chi violò le leggi e ancor più spesso la morale (certo, avendo il coraggio di rivendicarlo; per i reati minori, però, come per il finanziamento pubblico dei partiti), non è cosa né buona né giusta. E tanto meno lo è in un paese devastato come il nostro, che della giustizia sta facendo strame come non mai (e ce ne vuole). E in cui questo tipo di provvedimenti rischia di diventare un potente messaggio negativo per la gran massa dei cittadini. Fine del pensierino.
Altro pensierino. A proposito di legalità, apprendo indignato dal post di alfa10 che Giuseppe Graviano non sarebbe più obbligato al carcere duro diurno. Il premio per non avere parlato al processo Dell’Utri? Un altro segnale nella trattativa? Mi dichiaro pronto a ricredermi. Ma il dubbio scatta automatico. E rode, accidenti se rode…
Nando
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