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Quando l’opposizione prendeva l’aereo. E il lodo De Magistris
Non so come farei se non ci fosse Mariaaa a nutrire questo Blog di memorie e citazioni. E’ intervenuta sull’ultimo post con quel riferimento a sorpresa a quanto scrissi sull’Unità il giorno dell’aereo sul Senato (progettammo anche di fare lanciare dei volantini dal cielo, ma pensammo subito che sarebbe apparsa una cosa un po’ dannunziana e che avremmo sporcato le strade del centro). Quando l’ho letto mi sono affiorati alla mente i seguenti pensierini. Prima cosa: nel mio post ho sbagliato la data. Con delicatezza Mariaaa me l’ha fatto notare in privato. Non era dopo il 5 febbraio del 2003 ma il 22 ottobre del 2002. Si vede che l’ode venne recitata in relazione al passaggio alla Camera, ma potrei sbagliarmi. La seconda cosa è che la memoria fa compiere errori anche nella migliore buona fede. I nostri esperti televisivi di contropentitismo mi avrebbero massacrato, dandomi del bugiardo, dichiarando la mia inattendibilità ecc. Io ricordo un fine mattina freddo ma non troppo e sereno, ma è indubbio che fosse il 22 ottobre. La terza cosa è che, leggendo quel mio testo (complimenti Nando, qua la mano…;-)), mi sono convinto che allora l’opposizione era una cosa seria e non di facciata. Fu l’unica volta nella storia parlamentare che il Senato si dimostrò più combattivo della Camera. L’aereo, che pagammo di tasca nostra, fu solo un passaggio di una lotta che non terminò che a fine legislatura (legge Pecorella e relativo intervento in rima in aula per svegliare gli addormentati di fuori). La quarta cosa è -l’ho già detto ma qui lo ridico- è che per ragioni misteriose di quei senatori che diedero filo da torcere giorno e notte a B. e alle sue leggi, in Senato non ce n’è più nessuno. Olé, finito il post di memorie.
Anzi no. Michele chiede che penso del “lodo De Magistris”. Per la verità non mi sembra una proposta. Quando ne avrà necessità. B. non chiederà certo a noi il permesso di andarsene all’estero e sottrarsi ancora una volta alle leggi. Torno piuttosto alla mia, che pure venne a suo tempo respinta sdegnosamente: impunità a patto di non scassare le leggi e l’ordinamento e la Repubblica. Per principio, scandaloso principio (lui e dieci persone scelte a suo insindacabile giudizio); così dichiariamo la nostra bancarotta morale e civile davanti al mondo. E magari si rompono tante ipocrisie. Ricordo come la proposta di legge venne prese dagli uffici del Senato, ben proni a B.: come una cosa pazzesca, impossibile solo da dire. Appunto: pazzesca. Come la trattativa con i Graviano fatta davanti al paese. Qui i pericoli, per noi, sono due. Quello di finire nella retorica dell’”abbassare i toni” (per la prima volta, lo confesso, non ho avuto voglia di ascoltare il discorso di Capodanno, quella frase ormai mi indispone, chiunque la dica; altro è dire, caso per caso, “comportatevi da persone civili”). E quello di andare fuori tono totalmente, di sbarellare invece di mostrarsi rigorosi e convincenti pur dicendo le cose più provocatorie.
Nando
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