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Dibattito sì, dibattito no. Vietato mischiarsi
E invece non resisto e vado subito a inaugurare, stanotte stessa, la serie di post sul giornalismo. Tema: credibilità dei media (bassa, lo so che lo pensate senza bisogno che lo scriva), considerazione da averne ai fini della propria reputazione, l’uso da farne, ecc. Articolo 21 terrà su cotali questioni un week end lungo in Umbria la prossima settimana e, benché invitato a parlare (grazie!), temo purtroppo di non poterci andare (ma non è detto). In questo post esporrò quanto ho detto in una recente telefonata al mio amico Gianni Barbacetto, giornalista squisito, colto e coraggioso; nonché, ai tempi, solennemente investito della carica di Gesù Bambino per la gioia natalizia dei miei Gracchi. E’ successo questo. Pochi giorni fa su Telelombardia è andata in onda la replica di un dibattito di molto tempo fa che aveva tra i suoi protagonisti Gianni e il senatore del Pdl Stracquadanio. Quest’ultimo, già assistente di Tiziana Maiolo, non pare a me quello che si dice una cima. E, soprattutto su certe questioni, non regge minimamente il confronto con Gianni, non foss’altro che per il fatto di non riuscire proprio a liberarsi della sua appartenenza partitica. Di più: su tutti i temi giudiziari, mafiologici e affini Gianni è davvero ferrato. Eppure a un certo punto il senatore, che pure non credo che lascerà tracce profonde di sé nella storia nazionale, ha dato a Gianni del “giornalista fallito”. Ora, in un epiteto del genere c’è una violenza indicibile, più una buona dose di cattiveria intenzionale, visto che Gianni non è inquadrato stabilmente in nessuna testata. Ecco, io sono arrivato alla conclusione che non bisogna “sporcarsi”. Che la nostra reputazione, conquistata e difesa rinunciando a tanti compromessi e allettamenti, non può essere offerta alla violenza altrui, specie se espressa in forme così offensive sul piano personale. Che essere associati a persone così diverse, non nelle idee ma nei modi e nei costumi, finisce per deturpare anche noi. Perché consente loro di portarci in ogni caso al loro livello, ci trascina in un gorgo che non ci appartiene. Come reagisci all’insulto? Urlando anche tu, sfoderando la solita “battuta” (“mi raccomando, una battuta”), diventando paonazzo per la rabbia? Dovremmo evitare tutti i programmi di questo tipo. Anche il cardinale Martini se andasse in trasmissione con Gasparri o con Cicchitto ne uscirebbe comunque insolentito. Capisco sempre meglio perché da ragazzo mio nonno mi invitasse a litigare solo con i miei pari. Non c’era sprezzo legato alla classe sociale, ma una giusta considerazione del decoro che nasce dall’educazione. Dice: ma dovete pur farvi sentire. Risposta: sì, ma per come siamo noi, non per come vogliono farci apparire. Si apra il dibattito, dunque. (E per tornare al post precedente: che cos’è il dibattito? “Una ricchezza”. Oppure “una risorsa”. Oppure ancora: “un’ occasione”. Sempre e comunque “straordinaria”…).
Nando
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