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Uomini guida (a proposito di Cuffaro e di Schifani)
Oplà. Iniziano a uscire tra tanti “omissis” i contenuti dei circa venti verbali fatti redigere da Massimo Ciancimino. Dell’Utri che tiene rapporti e addirittura incontra più volte Bernardo Provenzano superlatitante è, se vera, sicuramente la notizia più clamorosa. Non nuova, già trapelata; e agli occhi di un osservatore attento non strabiliante in sé. Personalmente mi è difficile credere infatti che quello con Mangano fosse, per il palermitano Dell’Utri, un inconsapevole ed episodico rapporto con un certo mondo. Dell’Utri ha reagito perdendo del tutto il controllo del linguaggio (“pompano minchiate”). Chissà. Ma dell’eterogeneo materiale uscito sulla stampa il particolare che più ha colpito la mia fantasia è un altro: ossia la trilogia degli autisti. Racconta infatti Massimo Ciancimino che quando accompagnava il padre agli incontri politici importanti, lo aspettava fuori. E che lì in strada si ritrovava con gli autisti di Calogero Mannino e del vecchio Giuseppe La Loggia, con i quali andava a prendere al bar i generi di conforto ordinati dai notabili a convegno. E che gli autisti di Mannino e di La Loggia erano rispettivamente Totò Cuffaro e Renato Schifani. Fantastico. Proprio così, diventati presidenti di Regione e del Senato acquisendo sul campo il merito di fare da autisti ai capi democristiani. Ammettiamolo, ha qualcosa di grandioso la vista di Ciancimino jr, Cuffaro e Schifani schierati fuori in attesa di andare a prendere il caffé al bar per quelli “di dentro”; e in contemporanea attesa (gli ultimi due) di rappresentare le istituzioni al più alto livello. Poi dice che bisogna selezionare la classe dirigente del paese in base ai meriti… Questa è la via domestica al potere, altro che fuga dei cervelli.
Nando
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