Matrimoni e onomastici. Brunetta, il 20 marzo e materiali sparsi

Sapete che stramba idea m’è venuta in questa sera di festa? Che bisognerebbe mandare Brunetta a celebrare matrimoni a Palazzo Dugnani in nome e per conto del Comune di Milano. Lui ritto in piedi dietro il tavolo a leggere gli articoli del codice civile. Giusto per rodarsi, dovesse mai vincere (oh, sotto con gli scongiuri…) a Venezia. Ma soprattutto perché dovrebbe ingoiarsi -anche lì- le contumelie che ha sparso a piene manine contro i dipendenti pubblici. Clelia, Cinzia e Giovanna. Si chiamano così le tre signore che amministrano i matrimoni civili tra milanesi o aspiranti tali. Ieri pomeriggio mi è capitato di celebrare il matrimonio tra Tommaso e Myriam (ganzo eh, farlo senza essere consigliere comunale?). E ho trovato queste signore che con grazia e amore si predisponevano a creare per tutte le coppie il clima ideale. Quale musica mettere, quando far tenere il discorso al celebrante (che avrebbe citato Proust ma ancora non lo sapeva…). E i fiori, e le foto e tutto il resto. Più la loro disponibilità a cantare o recitare poesie, perché lo sanno fare e ogni tanto glielo chiedono. Una regia deliziosa. Ispirata soprattutto dalla volontà di far sì che unirsi in municipio non sembri cosa né fredda né burocratica. Da restarne ammirati. Messe a confronto con il celebre e stravaccato pisolino di Brunetta a convegno, erano il paradiso terrestre.

Paradiso terrestre anche gli insegnanti che stamattina hanno portato circa centocinquanta studenti cremonesi nella sede della Pastorale; a parlare di mafia e soprattutto della data del 20 marzo, quella della manifestazione nazionale di Libera a Milano. Ribadisco, ho un sogno: che il 31 dicembre sera un presidente della Repubblica ringrazi gli insegnanti -non tutti, ma molti- per quel che hanno fatto e stanno facendo per tenere in piedi l’etica pubblica del Paese. Incontro bellissimo.

Come quello pomeridiano di Casalmaggiore. Qui il paradiso terrestre era la biblioteca comunale, retta e amministrata come Brunetta non saprebbe. Non è bastata, la biblioteca, per ospitare la presentazione di Album di famiglia, si è dovuti trasbordare all’auditorium lì vicino, e anche lì si sono dovute aggiungere sedie e sedie. Non racconterei con orgoglio questi dettagli se non fosse che Album veniva presentato nella città natale di mia madre, dove non avevo mai messo piede in vita mia. E se non fosse che tutto questo avveniva casualmente (pazzesco, eh?) nel giorno di santa Dora (auguri alla sua nipotina, in giro per la Spagna). Così ho preso tutto come un magnifico segno e, con l’aiuto dell’assessore alla cultura, sono andato a vedermi la caserma dei carabinieri dove accadde il lieto evento. Allora, a carabinieri e poliziotti, nessun ministro si sognava di dare dei panzoni. Guadagnavano poco, ma erano lo Stato.

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