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E’ tornata Tangentopoli? (su “Europa” del 19 febbraio)
Milko Pennisi dopo Mario Chiesa e subito incalza la domanda: è tornata Tangentopoli? C’è chi risponde di sì invocando (anche) la quasi perfetta coincidenza dei tempi (metà febbraio) e dei luoghi (un bagno). C’è chi risponde di no perché le cose della vita non si ripresentano mai allo stesso modo. La prima tesi pecca forse di simbologia. La seconda appare un inno al pensiero debole, visto che -come storici e biologi insegnano- un medesimo fenomeno può presentarsi in forme cangianti senza per questo cambiar di specie. Certo oggi sarebbe difficile immaginare un segretario di partito che nell’oscurità di un garage incassi una mazzetta da redistribuire anche ad altri partiti. Eppure che lo spirito di Tangentopoli non sia mai stato sfrattato (nel senso di sfratto esecutivo) dalla vita pubblica nazionale, questo appare sempre più evidente. In effetti, il rapporto fra le inchieste del ’92-’94 e i comportamenti medi del sistema politico è stato improntato al più classico dei gattopardismi, se è vero che perfino Berlusconi sognò di ficcare nei suoi governi Antonio Di Pietro o Piercamillo Davigo. Mani pulite più che costringere una società a mettersi silenziosamente allo specchio fu cioè un alibi per rivendicare chiassosamente un’ innocenza di massa (o, per una minoranza, il proprio status di perseguitati politici).
Poi il sistema si è riassestato. Si è guardato intorno e si è trovato un po’ cambiato. Partiti morti e partiti nuovi. Ustioni di terzo grado e trionfi con il vento in poppa. Gli apparati hanno fatto una cura dimagrante coatta e non si sono più ripresi. Ma l’idea che la politica dovesse avere un rapporto “utile” con gli affari, con i grandi affari soprattutto, questa non è mai sparita. Basta ripercorrere la storia parlamentare con il pallottoliere in mano. Da allora a oggi non è stata fatta una legge che fosse una per rendere più incisiva la lotta alla corruzione. Anzi, partendo dall’assunto che Tangentopoli, anziché essere una vicenda rigeneratrice del sistema, fosse stata un’offesa agli equilibri costituzionali tra i poteri, si sono inanellate una dopo l’altra decine di norme volte a ridurre la capacità di colpire la corruzione e tutti i reati satelliti. E anche oggi, mentre promette provvedimenti volti a inasprire la lotta alla corruzione, il presidente del Consiglio lancia l’ultimo assalto alle attuali norme sulle intercettazioni telefoniche. E’ il copione di un intero quindicennio: indagini più difficili, prove più faticose, magistratura sotto tiro, reati abrogati, processi impossibili. Ovvero: lo spirito di Tangentopoli che si costruisce una nuova casa. Più bella e più accogliente.
La Lombardia, poi, non si è fatta mancare niente. Dagli scandali della sanità, troppo colpevolmente sottovalutati, a quelli amministrativi o nei lavori pubblici. Le ultime vicende però sollecitano domande anche più dense e preoccupanti, che vanno oltre i corsi e ricorsi storici. Per esempio: perché pagare diecimila euro per un parere non vincolante, come quello della commissione urbanistica del Comune di Milano? E una decisione vincolante quanto si paga, ammesso naturalmente che la si paghi? Oppure: chi emette pareri non vincolanti come può poi garantire circa il successo finale del progetto corruttivo? E ancora. Se gli atti amministrativi possono essere venduti (e l’espediente del bagno di Hoepli suggerisce che non ci si trovi davanti a cleptomani momentanei), che cosa succede a una città come Milano se al posto di un imprenditore valtellinese riluttante e dalle disponibilità limitate l’interlocutore è un clan della ‘Ndrangheta dalle disponibilità (pressoché) illimitate e solo voglioso di fare buoni affari? Queste sono le vere domande che arrivano da Milano, dove un assessore regionale è in carcere, un altro è chiacchieratissimo e fa capolino (benché non indagato) in inchieste di riciclaggio e la moglie di un plenipotenziario del Pdl (a sua volta, lei, assessore comunale) ha appena patteggiato due anni sempre per riciclaggio. Volete sapere se è tornata Tangentopoli? Ma perché, se n’era andata?
Nando
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