Elogio dei comunisti (chi l’ha scritto? Emanuele Filiberto o….?)

Ce ne sono mille, più una, di buone ragioni per cui, da qui a metà giugno, occorre distinguere in fretta il bene dal male e dare una mano ai comunisti.

I COMUNISTI NON SONO DEMAGOGHI.

Partito operaio, hanno mediato il rapporto fra gli operai e la crisi con gli strumenti della democrazia diffusa, del potere democratico istituzionale, della lotta organizzata che si costruisce sul confronto persuasivo e sull’asprezza di uno scontro civile che ha basi reali e irriducibile nel conflitto degli interessi. Ma l’interesse dei comunisti è quello stesso degli operai, classe generale oggi e in quanto tale classe dirigente.

I COMUNISTI NON SONO SERVI.

Protagonista della vita nazionale degli anni della rinascita antifascista, il partito comunista italiano è forse l’unica forza politica europea che abbia lavorato nei fatti per disegnare i nuovi confini della transizione socialista, cancellando per sempre i tratti di lapis della conferenza di Yalta. Ecco perché, quando parlano, qualcuno li ascolta.

I COMUNISTI NON SONO IGNORANTI.

Società nella società, paese nel paese, il partito dei comunisti è diretto da un ceto politico di origini disparate e formazione varia, ma in una cosa si distingue come blocco monolitico, corpo estraneo: esso ò nemico dell’incultura e della rozzezza Dorotea, avversario irriducibile delle semplificazioni radicali, amico e alleato della prassi solo in quanto se ne forma qualche teoria.

I COMUNISTI SONO COMUNISTI.

Nell’ora critica del rapporto sociale che ha nome capitale, mente la barca scarroccia nel mare, posseggono la bussola migliore perché non hanno paura di  approssimare il punto-mare. Hanno un’idea dello sviluppo che non si esaurisce nello sviluppo, che tende a riprodursi in un concetto di società e di vita oltre l’istinto di morte della vecchia società e spesso, sempre più spesso, della vecchia vita.

Si deve dare loro una mano per proteggere il semplice e l’elementare diritto a una vita politica, economica e sociale  libera dalle costrizioni del privilegio e dalle offese della più serva inettitudine. Ma anche per tante altre ragioni, mille e una, ai comunisti si deve dare una mano.

 

Giuliano Ferrara, su “il tuo quartiere”, giornale della Zona Francia, Torino, aprile 1976  (fotocopia dono di un vecchio ma pimpante militante del Pci torinese; neretto e maiuscole tratte dalla fotocopia)

Leave a Reply

Next ArticleIl professore di lettere De Santis, un intellettuale atipico a Rovigo