Napolitano e i pirati. E le vittime di Milano (giovedì)

Napolitano doveva ottenere che B. si scusasse davanti al Paese: “Abbiamo fatto un sacco di fesserie; anzi, dire fesserie è un eufemismo. Scusateci per l’imbarazzo morale, civile, giuridico che vi stiamo procurando. Poiché confidiamo nel vostro spirito democratico, vi chiediamo perdono per questi errori da dilettanti allo sbaraglio e per questa noncuranza delle regole, e soprattutto vi chiediamo l’autorizzazione a partecipare alla campagna elettorale attraverso la soluzione che riterremo tutti più idonea. Per parte nostra vi assicuriamo che ciò non accadrà più”. Questo doveva ottenere il Presidente. Che purtroppo, per difendere non tanto se stesso ma la sua carica (ossia noi tutti leali alla Costituzione) sta diventando sempre più ostaggio dei pirati di governo che gli hanno addirittura minacciato “una nuova Sarajevo”.

Insisto. Non più “resistere”, perché non c’è più nulla da tenere in piedi. Ma “ricostruire”. Con impeto, con intelligenza, con passione infinita. Questo mi sembra anche il messaggio che continua ad arrivare dai giovani che riempiono le tante iniziative di queste settimane. Una ve la devo proprio citare: quella di giovedì sera scorso a Osnago, provincia di Lecco, dove ho trovato un plotone di miei ex studenti e studenti attuali, dalla Bocconi a oggi. Bellissimo.

Leggo i giornali e ogni tanto segno qualcosa sulla mia agenda da infilare in questo superbo Blog. Poi non ci riesco. Ad esempio avrei voluto dedicare pagine salaci a questo pazzesco istituto dei gentiluomini di Sua Santità (te lo do io il gentiluomo…). Oppure ai pianti e agli abbracci dei parlamentari commossi per l’addio agli scranni di Di Girolamo (“è la prima volta che succede”, ha detto uno; lo trovo stupendamente freudiano).

Ma qui di corsa voglio invitarvi tutti, ma proprio tutti, a Milano l’11 sera, ore 21, all’Umanitaria. Qui, grazie a Libera, Milano ricorderà le sue vittime di mafia, anche se ho la sensazione che l’elenco sia incompleto: Giorgio Ambrosoli; Emmanuela Setti Carraro e Carlo Alberto dalla Chiesa; Alessandro Ferrari, Carlo La Catena, Sergio Casotto, Stefano Piperno, Moussafir Driss, vittime della strage di via Palestro del ’93 (il primo vigile urbano, l’ultimo un immigrato che dormiva su una panchina, gli altri tre vigili del fuoco); Pietro Sanua, commerciante e sindacalista ucciso dalla mafia dei fiori nel ’94 e dimenticato da tutti. Ci saranno Raffaella Lanzillo, Corrado Stajano, Armando Spataro, Manfredi Palmeri e Lorenzo Sanua, il figlio che era accanto al padre quando lo uccisero. E tanti altri. Venite a dimostrare che Milano non dimentica. E che la sua parte migliore si identifica nel significato e nei valori della grande giornata del 20 marzo.

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