Su Libera in piazza del Duomo. Leggete per favore…

Venite a veder il sangue per le strade!”
È un verso di una poesia di Neruda, usata per incitare il popolo italiano a rendersi conto di quello che stava succedendo in Sicilia durante la mattanza mafiosa.
Quando Palermo era paragonata a Beirut su tutti i giornali del mondo.
Dopo essere stata sabato 20 marzo alla XV giornata nazionale per le vittime delle mafie, mi viene da dire “Venite a vedere i ragazzi per le strade”.
C’erano 150mila persone a sfilare a Milano, da Porta Venezia a Piazza del Duomo; tantissimi ragazzi, venuti dalle più disparate parti d’Italia per dire il loro NO.
Alla lettura dei 900 nomi delle vittime, Piazza Duomo era in un silenzio irreale, sotto un cielo plumbeo, quasi che quei nomi continuassero a galleggiare come un monito spaventoso sulla folla dopo essere stati pronunciati.
Accanto a me c’era un ragazzo a cui scendevano lacrime in continuazione. Lo guardavo e pensavo che non avevo mai visto un ragazzo della mia età commuoversi per persone che non ha mai conosciuto, uno studente qualunque, non un familiare delle vittime.
Questi ragazzi esistono, ma c’è voluta un’associazione come Libera per farli manifestare. Io ne ho visti tanti di ragazzi per le strade, ma avevo 9 anni ed era subito dopo le stragi di Capaci e Via D’Amelio, quando la tracotanza di chi può permettersi di infilare sotto un’autostrada o in una via migliaia di chili di tritolo scosse un paese intero.
Sabato, non c’era la rabbia di quasi diciotto anni fa, c’era la speranza, la consapevolezza, la commozione di persone che vogliono cambiare questo paese meraviglioso ma maciullato.
Sabato il discorso vibrante di Don Ciotti ci ha ricordato che quei 900 nomi devono essere quotidianamente lo stimolo per continuare a manifestare nel nostro piccolo, sempre.
Venite a vedere i ragazzi per le strade,perché,  nonostante La Repubblica e Il Corriere della Sera abbiano omesso la notizia dalle loro prime pagine, sono migliaia e sono la speranza del nostro domani.

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