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Morir di indigestione, guarire col digiuno
Avete straragione, dovevo farmi vivo prima. Ma mettetevi nei miei panni: sabato la sconfitta dell’Inter, ieri quella del centrosinistra. Datemi almeno il tempo di riprendermi. Mica siamo fatti di legno. Volete sapere dunque il mio “che fare”? Lo dirò sul post di domani, cui allegherò il veloce articolo scritto oggi pomeriggio per il Fatto. Intanto vi dico che se la tranvata c’è stata (e c’è stata…), non bisogna però perdere di vista gli aspetti positivi della situazione. Prima di tutto i comuni. Perderemo in tutto il nord, d’accordo (tranne la Liguria…), ma vi pare poco che Brunetta non vince a Venezia e Castelli non vince a Lecco, anzi che sono battuti al primo turno? E che il centrosinistra intascherà alla fine, probabilmente, tre comuni capoluoghi della Lombardia, ossia Lecco, Lodi e Mantova?. Diceva mio nonno che c’è chi si diverte a succhiare i chiodi. Convengo. Ma vuol dire che non ci spianano con le ruspe. E vuol dire che il risultato aumenterà le contraddizioni in mezzo a loro. Brunetta accusa la Lega. Anche Formigoni sa che la Lega ha dato voti a Penati (pareggiando il voto disgiunto a sinistra). Castelli dà la colpa al Pdl. Bossi vuole fare il sindaco di Milano, La Russa gli risponde col piffero (eufemismo di Paternò). Si muore anche di indigestione. Sicilia dimostra: Cuffaro contro Lombardo, tutti e due in concorso esterno con la mafia, secondo l’accusa. E un pezzo di Pd che si schiera con uno dei contendenti perché “qui bisogna fare politica”. L’indigestione fa brutti scherzi. Così Bossi fa come Craxi, anzi peggio. Mette suo figlio assessore all’agricoltura (almeno non saranno braccia levate all’agricoltura…). Merito, largo al merito qui al nord, mica come le clientele e le famiglie del sud. Inciderà anche questo, datemi retta. E non farà bene al Pdl la vittoria della Polverini, che darà più potere contrattuale a Fini, e dunque aumenterà l’indisciplina al verbo berlusconiano.
Dopodiché, se di indigestione si può morire, di digiuno -viceversa- si può guarire. E noi al digiuno siamo votati. Così capiremo, spero, che con i movimenti si dialoga comunque invece di disprezzarli (popolo viola) o criminalizzarli (no tav). Che non ci si può permettere di tirar giù le serrande in faccia a nessuno. Ci abbiam rimesso il Piemonte, al di là dei narcisismi di Grillo, che non è detto che abbia in dote per sempre tutti quei voti. E poi magari impariamo che le persone contano (Vendola) e che è ora di smetterla di scegliere candidati per imposizione dall’alto o per primarie cammellate. Perché, piuttosto, non fare dei bei sondaggi tra gli elettori, almeno per sapere chi ha più chances di vittoria? Poi votiamo pure chi ne ha di meno, proprio quello in coda, ma se non altro ci si prende la soddisfazione di dire “l’ho fatto apposta”. Macerie dappertutto, ma qualche buon segno in giro lo si vede. Repubblica oscura la piazza infinita di Libera e censura la piazza di Grillo, ma ci sono state tutte e due. Da domani guardiamoci anche l’elenco degli eletti e -oltre a tante delusioni- vedrete che spunterà qualche buona notizia. Io intanto noto che Ferrero ex ministro di Rifondazione, pur dovendo competere con il De Luca rinviato a giudizio e senza Di Pietro tra i piedi, si è preso in Campania l’1 e fischia per cento, per parlare alla Fassino. Mentre Massimo Rossi, sempre di Rifondazione ma che non ha fatto il ministro, nelle Marche si è preso il 7 e mezzo per cento. Le persone, accidenti. Le persone. Se penso che ci volevano far perdere anche la Puglia…
Nando
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