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Il globetrotter poltrisce, eppur si muove…
Qui lo dico e qui non lo nego. Oggi addì primo maggio festa dei lavoratori il vostro globetrotter dell’antimafia è rimasto a letto fino all’una e mezza. Mai successo in vita mia. Ma ci sono tre buone ragioni per tanta poltroneria. La prima è che sono sfinito dai viaggi e dagli impegni a catena di montaggio. La seconda è che ieri pomeriggio l’allergia mi ha letteralmente demolito, non so che diavolo ci fosse nell’aria milanese, chissà se è il vulcano islandese, fatto sta che sono andato a letto stordito e stamattina mi pareva di essere in convalescenza. La terza è che volevo finire di leggermi “Don Vito”, il libro-intervista di Francesco La Licata a Massimo e Giovanni Ciancimino, figli dell’ex sindaco di Palermo. Me lo sono segnato tutto a matita, una miniera di riflessioni. Così ho scoperto che la fine del soggiorno obbligato (sostituito dal “divieto di soggiorno”) fu stabilita da una legge ad personam confezionata per Vito Ciancimino, allora al confino in Molise. Fece (da confinato) una riunione con Lima e D’Acquisto, sottosegretario alla Giustizia, andreottiano palermitano, et voilà arrivò la legge. E poté andare a Roma, da dove faceva andata e ritorno con Palermo. Da leggere, per chi conosca la materia, perché dettagli e particolari, anche sulla famosa “trattativa” del ’92-’93, sono proprio tanti.
Fin qui passato e presente. Presente e futuro sono invece gli incontri che ho fatto negli ultimi due giorni. L’altro ieri mattina al liceo scientifico Jacopo Da Ponte a Bassano del Grappa. Grande scuola, preside catanese già simpatizzante della Rete, grandi studenti e docenti (almeno quelli-quelle che ho visto o conosciuto). Ce l’avevano messa tutta per togliermi la voglia di andarci, una gaffe dopo l’altra. Per settimane. Ma siccome la mia dote sublime (ohibò…) è di indovinare talenti e pepite anche dietro ruvide apparenze, per una qualche scintilla di simpatia a distanza ci sono andato e ne sono stato ripagato con gli interessi. Accoglienza attentissima. Anche con una di quelle notizie che assai mi gratificano: la studentessa che decide di fare giurisprudenza al termine dell’incontro. Pullulano intanto gli antimafiosi nella mitica Padania. A Barzanò, provincia di Lecco, serata pigia-pigia sulla mafia in Lombardia. Mi pare, e davvero, che stiamo finalmente cambiando di fase: dalle cene di solidarietà con i ragazzi delle cooperative siciliane allo scontro diretto con i clan nella nostra regione, quella dove chi governa ha deciso da anni che la mafia “non esiste”. Vedo che le persone ascoltano ciò che nessuno gli ha mai detto e poi chiedono come fare a essere utili, provano il desiderio di organizzarsi. Molto bene. Ieri mattina, soprattutto, sono stato “intrigato” dal clima trovato a un seminario organizzato dalla Cisl degli edili proprio sulla ‘Ndrangheta in Lombardia. C’erano i direttivi di Milano, Varese e Legnano-Magenta (la Brianza che ne avrebbe avuto più bisogno si è rifiutata, perché ero del Pd!). Mi sbaglierò, ma mi è sembrato quasi di rivedere in altra forma la riunione dei sindacalisti in “Placido Rizzotto”. Pensate: combattere la ‘Ndrangheta nel settore delle costruzioni in Lombardia; come andare nella tana del leone. Mi sono dovuto ricredere su qualche luogo comune circa i funzionari sindacali che non smuovono il sedere. Ne ho conosciuti ieri che hanno rifiutato appartamenti gratis dai boss o che hanno litigato di brutto con capicantiere per accorgersi qualche giorno dopo, magari leggendo di qualche operazione di polizia, che si trattava di pluriomicidi. Forza amici, questa è roba che dipende anche e soprattutto da noi.
Dipende da me, invece, segnalarvi il film che ho visto stasera in dvd con la biondina. “Hachiko” si chiama: la storia (vera) di un cane che per nove anni attende tutti i giorni davanti alla stazione il ritorno del padrone morto (Richard Gere). Per chi ama i cani, poesia purissima. Stavo incominciando a odiare il cinema per le boiate che butta fuori a getto continuo, mi ci sono riconciliato.
Nando
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