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Lo scudetto e la vandea anti-Caselli
Lo so che siete meravigliati di non avere ancora visto alcun fescennino su questo schermo, dopo la magnifica e sofferta vittoria del secondo tìtulo. Volete che ve lo dica? Grande Inter, grande Mou, anche se se ne va. Di più, faccio autocritica: avevo invocato che a Siena non giocasse Materazzi, certo com’ero che con lui in squadra qualche pappina sarebbe comunque arrivata, e invece no. Zero gol presi. E sabato a Madrid rientrerà Lucio bello fresco. A proposito: sapete dove vedrò la finale di Champions? Me tapino: solo solingo in un hotel di La Spezia, dove andrò a parlare dei giudici ragazzini in letteratura a una tre giorni promossa da magistrati. Finirò giusto mezz’ora prima del fischio d’inizio della partita, dopodiché neanch’io mi starei a sentire, parola d’onore.
E parola d’onore che non sono riuscito a gioire dello scudetto (ecco la ragione del silenzio…) per via dello spettacolo di cui sono stato testimone domenica, poche ore dopo la fine della partita, al Salone del libro di Torino. Uno spettacolo squallido, da fare indignare (e infatti sono senza voce) ma soprattutto da lasciare l’amaro in bocca. Sono infatti arrivati alla presentazione del libro-intervista del Gracco a Caselli e Scalfaro venti-trenta autonomi o anarchici. Obiettivo: contestare Caselli. Sua colpa: avere incriminato un gruppo di loro che un anno fa circa al G8 dell’università a Torino aveva aggredito la polizia, con tanto di asce al seguito. Tutto ripreso dalle telecamere. Che deve fare, secondo voi, un procuratore? Loro vorrebbero che non applicasse la legge. E se la applica è un bastardo. Come vedete, il signor B. è in buona compagnia. Purtroppo questo paese è conciato così perché c’è un sacco di gente che pensa che la legge non sia uguale per tutti. Di essere al di sopra delle leggi. E che il colpevole -il bastardo o il comunista, dipende- sia il giudice e non chi viola la legge. Che pena, vi assicuro. Non era l’Onda, perché io di ragazzi dell’Onda ne conosco tanti, e Caselli è un loro idolo. Questi cercano di impossessarsi di un nome e di un’immagine fresca e viva, ma sono solo dei residuati bellici. Sentire gridare “vergogna vergogna” o “buffone buffone” all’indirizzo di un uomo che ho sempre visto rischiare per la democrazia, che ho visto andare volontario a Palermo dopo le stragi, che ho visto costretto a muoversi in elicottero quando a Cosa Nostra arrivavano i bazooka, fa un po’ schifo. “Vergogna” urlato da chi, poi? E per cosa? Per la rivoluzione? “Rivoluzionaridistaminchia”, dicevano due ragazzi dietro di me; e avevano ragione. Giovanotti che invece di contestare, che so, Emanuele Filiberto (l’ha fatto una coraggiosissima standista da sola…), si organizzano per insultare il giudice più odiato dal Potere, sembrano più comparielli di Dell’Utri o di Andreotti, per non dire peggio. Il bello è che non si sono neanche accorti che, se non ci fosse stata la polizia, centinaia di persone sarebbero uscite di corsa dalla sala caricandoli, perché di questo si è parlato sottovoce mentre Caselli, calmissimo, esponeva le sue tesi. Questi, come già all’epoca i loro tragici nonni, pensano che tra sé e il bersaglio prescelto non ci sia nulla, ci sia il vuoto; e invece c’è una società intera. Penso con malinconia che magari in quella ventina di vocianti ci potrebbe essere qualche studente di valore. E sono certo che molti di loro tra vent’anni si vergogneranno (loro sì!) di quello che hanno fatto. Ma non mi basta.
Vedete, il loro processo si terrà tra pochi giorni. Ma ve l’immaginate se i gruppi di imputati e loro amici (camorristi, banditi, papponi, ultras, corrotti…) prendessero in questo paese l’abitudine di andare a minacciare in coro il giudice prima del processo? Vandea, vandea purissima…Bisogna combatterla. Partendo dall’alto; ma dando una bella occhiata in basso.
P.S. Comunque con Mou siamo a due…
P.P.S. Giovedì in via padre Luigi Monti appuntamento a sostegno di Sos Racket Usura, nella settimana contro le mafie di Milano. Sempre giovedì, e sempre per la settimana, alle 17.15 Donne e antimafia all’Università Statale.
Nando
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