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Dolci, Falcone. E stasera don Ciotti che intervista me medesimo
Nuvole rosate in cielo, leggero profumo di zagara, stelle a manetta. Ebbene sì, sono a Palermo. Oggi pomeriggio ho incontrato Amico Dolci, uno dei figli del grande Danilo. Amico fa il flautista, insegna al conservatorio di Trapani ed è presidente del Centro di sviluppo creativo intitolato al padre. Svolge con i suoi collaboratori una attività intensissima, anche sul piano internazionale. Offre progetti “maieutici” nello stile del padre alle scuole. Sta aprendo una nuova bellissima sede in centro, a prezzi inimmaginabili a Milano o Roma. Perciò le Ong non sfondano in quelle città, mi ha detto Vito, suo braccio destro. Vero, non ci avevo mai pensato, così come non avevo mai pensato che i talenti migliori qui si possano accontentare di 1200-1400 euro al mese e a Milano no. Vito ha avuto subito un merito ai miei occhi. Di avere salvato il tavolo delle riunioni di Pio La Torre. Non è bello, è brutto come tutto il mobilio dei partiti poveri, ma era il tavolo di La Torre, accidenti. Eppure, ormai in disparte, serviva per ammonticchiarci sopra le cianfrusaglie, lo usavano come supporto il falegname e non so chi altro. Lui se l’è preso e l’ha portato al centro Dolci, dove ci fanno (con orgoglio) le riunioni. Pezzi di vita pubblica e privata, insomma, mentre parlavamo dell’ultima creazione di Melampo: “Il potere e l’acqua”, di Danilo Dolci, appunto; testimonianza di Vincenzo Consolo e prefazione di me medesimo. Materiale di conferenze e seminari tenuti a Genova nei primi anni novanta e custoditi da due anziani coniugi che ospitarono l’autore. Un ottimo strumento culturale per la battaglia per l’acqua come bene pubblico.
Ieri invece è stata la volta di Marsala. In un teatro strapieno (1500 persone) si è chiuso il festival del giornalismo d’inchiesta. Serata presentata da Serena Dandini e da me medesimo, di nuovo. Il vostro globetrotter dell’antimafia, benché pallido e più volte vicino allo svenimento per malore prolungato (ma ora sto benissimo), ha retto eroicamente alla prova. C’era da ricordare Falcone e non ci si poteva tirare indietro. Serata molto bella, secondo me. Attori, musicisti, scrittori, familiari di vittime, anche senza parlare sempre direttamente del giudice hanno costruito il clima adatto a ricordarlo senza retorica. Un po’ di memoria diretta l’ho offerta io. Memoria dei meriti infiniti, memoria degli altrettanto infiniti torti ricevuti, compresi quelli -ahimé- provenienti dal movimento antimafia, dai quali (perché non ammetterlo?) mi amareggio ogni volta di non averlo saputo difendere con la giusta energia. Bravo il sindaco di Marsala, tessera Pdl, che finanzia questo festival e ci crede. Bravo anche per la battaglia che sta conducendo per la raccolta differenziata dei rifiuti, con un bel po’ di cittadini che gliela osteggiano, chiedendogli senza vergognarsi “ma io cosa ci guadagno?”.
Invito (ribadito) infine per stasera alle 21 allo Spazio Melampo. Chiude il grande ciclo organizzato dalla Biondina con Paoletta sui figli che scrivono dei padri. Il sottoscritto sarà intervistato da don Ciotti. E potrebbe (potrebbe…) dire qualcosa di nuovo. Vi aspettiamo!
Nando
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