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Geniali diciottenni milanesi (ovvero: che vi siete persi!)/2
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Poi altra sosta a cerchio davanti a corso Lodi 59, luogo di incontro di imprenditori mafiosi, ‘ndranghetisti e camorristi, beni confiscati un anno fa proprio lì. Martina tira fuori dei bavagli, fatti pure loro a mano, per dire che quando comandano i boss non si può parlare; segue immancabile accenno alla legge. Tra occhiali di cartone e bavagli alla bocca ormai è difficile non notare il minuscolo corteo. Giulio del Leonardo pedalando in bici è il più visibile. E’ la zona dei recenti arresti proclamati con baldanza dal Cavaliere, forse all’oscuro che l’operazione aveva riportato sotto i riflettori anche i familiari (le figlie) di Vittorio Mangano. Chilometri sotto il sole fino al parco Alessandrini e Paola dell’Hajech e Martina srotolano dei cartelloni sulla mafia con la mappa dei clan a Milano. Li spiega Jacopo mentre gruppetti di immigrati si accalcano a sentire. E a tanti milanesi che passano sembra strana, un po’ balorda, una manifestazione così, sulla mafia nella loro città.
Chiusura davanti all’Ortomercato, da decenni indicato come luogo delle cosche: droga, armi e discoteca lì davanti. Ora si distribuisce a tutti una molletta per il naso, per dire che la mafia puzza. Lungo elenco dei misfatti su cui indaga la magistratura, le famiglie calabresi ma non solo. Passa lenta un’auto rossa con due giovani e robusti ceffi: “viva la mafia” urlano dai finestrini. Già, perché la mafia c’è davvero e non ha paura di manifestarsi. Ci volevano dei diciottenni per darle fastidio in casa in una domenica di sole. Svitati e geniali. O forse solo geniali.
Nando
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