Strage dei trans: cercare in alto

Continua la strage dei trans a Roma. Un altro “suicidio”. E in più anche la celebre Natalie che per un pelo non è stata uccisa in quella che doveva apparire come l’aggressione di un cliente. Questa sta diventando in assoluto una delle più sordide storie della Repubblica, e ce ne vuole. Il “povero” Marrazzo (si fa per dire…)non c’entra più, lo abbiamo capito tutti. Qui c’è molto di peggio, c’è la putrefazione di certi settori istituzionali. L’uso e l’abuso sessuale dei soggetti marginali (ieri: ufficiali della Finanza denunciati per avere fatto scrivere il falso a un loro sottoposto sugli stupri di gruppo commessi ai danni di prostitute di colore). La commistione con la droga e il ricatto. La sensazione di uomini in divisa di essere liberi da ogni vincolo di legge. Soprattutto di essere impuniti. Le testimonianze giudiziarie che vengono trasmesse come niente agli imputati. La disponibilità a uccidere, a sopprimere i testimoni scomodi, da perfetti mafiosi. Sbaglierò, ma quel po’ di esperienza che ho accumulato mi porta a dire due cose. La prima è che o l’Arma si spiccia, ma per davvero, a punire (e con pubblico rilievo) i responsabili del capitolo trans-droga-Marrazzo o finirà risucchiata in uno dei più grandi scandali della sua (gloriosa) storia. E si accrediterà la voce che non si possa intervenire dall’alto perché c’è qualcuno sotto ricatto. La seconda è che un personaggio (o più di uno)  molto, ma molto in alto coinvolto in questa storia c’è di sicuro. Lo stato di marginalità delle vittime fa sentire forti gli assassini. Ma è un’illusione. Io se fossi al posto degli investigatori cercherei tra qualche papavero in prima fila nella difesa della famiglia, tra qualche crociato della pubblica moralità. Non capitò forse a Milano qualche anno fa che quel consigliere comunale di destra che tirava filippiche contro i trans venne trovato all’alba seminudo in un’auto con un viado? Disse che lo voleva redimere… La vicenda comunque è sconvolgente.

Sconvolgente è anche lo stato in cui versa la stampa fedele a mister B. Un amico (o amica) giornalista mi ha rivelato come si stia diffondendo l’abitudine di fare scrivere pezzi di inchiesta su qualcuno o qualcosa per non pubblicarli. Per rivenderli invece ad altri o tenerli nel cassetto, in un gioco infinito di ricatti di palazzo. E come le notizie scomode raccolte con il lavoro del giornalista vero vengano prontamente fatte conoscere agli interessati per tenerli al guinzaglio (tipo la telefonata di B. a Marrazzo, per tornare al caso precedente). E’ basso, bassissimo impero. Perché il conflitto di interessi, amici, esiste per davvero. E accidenti a chi, per supposto tornaconto personale, non ha voluto risolverlo quando si poteva. Ora produrrà tutti i suoi effetti devastanti. Minchiazza…

Infine, note personali. E’ scoppiato il caldo, dopo quella caterva di freddo e pioggia che ci ha inseguito per mesi. C’è già quasi bisogno dell’aria condizionata. Riflessione sconvolgente: non ci sono più le mezze stagioni. E per oggi è tutto. Domattina andrò a parlare di Costituzione a Mortara ai bambini delle elementari. Queste sì che sono imprese…

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