Resoconto da Lisbona/1. Obligado

Resoconto (parziale) per gli amici della Rete che mi hanno pagato il viaggio “per due”. Dunque. A Lisbona ci sono molti portoghesi. A Lisbona ci sono una marea di bandiere portoghesi ai balconi e davanti agli edifici o nei locali ma nessuno canta prima delle cene conviviali (almeno io non ne ho visti) “siam pronti alla morte”. A Lisbona c’è una chiesa che non conoscevo con un soffitto in legno dipinto che è una meraviglia da mozzare il fiato. E’ la chiesa di San Rocco. La biondina sostiene che al confronto con San Pietroburgo è niente, ma le sue origini russe viziano il giudizio. Io che a San Pietroburgo mai sono stato, non saprei. A Lisbona ogni tanto i clacson suonano come nelle nostre città del sud. Ma meno che al Cairo. A Lisbona i tram antichi sono bellissimi e i turisti fanno a gara per andarci, anche se non si sa dove appendersi se sei in piedi. Da noi li manderebbero in demolizione. A Lisbona i bar e i ristoranti costano la metà che a Milano. Poi ci sono i ristoranti che costano di più, ma quelli li disertiamo. A Lisbona alla cassa dei grandi magazzini sono lenti come in una farmacia di Avellino. A Lisbona gli spazi sono grandi, immensi, almeno nelle vie centrali, e non si vedono praticamente bancarelle a infestar le piazze. A Lisbona ci sono anche gli italiani in vacanza. Uno mi ha chiesto chi avesse scritto “Sostiene Pereira” perché voleva comprarlo. A Lisbona ci sono molte ragazze di colore indigene. Alcune sembrano delle regine. A Lisbona le persone della mia età hanno ancora il segno del vaccino antipolio sul braccio. A Lisbona chi sa lo spagnolo si compri un dizionario di portoghese perché di spagnolo non c’è l’ombra, e anche quando le parole scritte si assomigliano l’accento (quasi genovese) le rende del tutto straniere. A Lisbona in centro ci sono un sacco di medie librerie, con in vetrina i libri sul Benfica. Vuol dire che gli affitti ancora non le strangolano. A Lisbona i ragazzi che si tengono la mano, i poeti, gli amanti e perfino i marinai hanno in favore una luce del sole diversa. Nostalgica, obliqua, sembra che dica sempre da dove viene e dove va. A Lisbona c’è il Porto e qui lo servono caldo, mica freddo. A Lisbona sono gentili, non ce l’hanno col mondo. Invece di dire “vaffanc…” o “negro di m…” dicono sempre “obligado”. Buona notte, amigos. Obligado per il regalo.

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