Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Diario da Lisbona/4. E fu subito il Cretino Padano
Ed eccoci alla quarta e ultima puntata del diario da Lisbona. La scrivo in aereo accanto al papà di due bellissimi bambini di colore addormentati come caprioletti. Ieri sera la festa di Sant’Antonio è stata un autentico poema letterario. Sfilate, giocolieri, trampolieri, belle ragazze che fuoriuscivano dai finestrini delle auto, ma soprattutto una selva verde chiaro brillante che si distendeva sulla città, senza distinzione di rione. Erano le parrucche color verde sgargiante che portavano decine di migliaia di festanti, di ogni età, fino agli ottanta. Quel verde simboleggia il basilico, pianta dell’ abbondanza. Le parrucche attaccate alla testa con un grosso elastico rosso facevano la bandiera portoghese che, come ho già detto, a Lisbona si indossa o si mostra con allegria, senza fare gli eroi da operetta. Segno di abbondanza è anche la sardina, alla quale inneggiavano masse di sedie in cartone (W a sardinha!, ci stava scritto, mentre da noi quasi quasi ci si vergogna a offrire agli invitati le sardine -io ci ho fatto la cena di nozze però, ricordo-). File disciplinate davanti ai venditori della mitica ginjinha (si legge più o meno “scinscigna”), bevanda alcolica di amarena, che è stata oggetto del mio desiderio per una giornata intera. E poi tavoli e tavoli e tavoli apparecchiati per ogni dove. Con torme di bambini che spuntavano di corsa a grappoli dai vicoli. La sangria era annacquata e per questo deludente. Perciò il vostro cronista si era segnato a mente di muovere questo appunto a Lisbona dopo averla tanto decantata. E invece si è ricreduto con un po’ di tenerezza. La sangria non viene annacquata, infatti, per frodare il cliente, ma per una buona intenzione. Siccome per servire le infinite tavolate per strada gli osti improvvisati devono fare dei pentoloni di sangria, poi non sanno dove metterle per tenerle in freddo. Nessuno ha maxifrigoriferi e quindi ci buttano dentro palate di ghiaccio. Telchì l’arcano.
Ma a Lisbona, naturalmente, succede anche dell’altro. Succede ad esempio che la polizia sia molto gentile, ma sì, pure lei. D’altronde qui i militari hanno fatto la rivoluzione dei garofani… A Lisbona, ancora, vedi i film stranieri, al cinema e in televisione, senza doppiaggio. Tutto con i sottotitoli, così ci si abitua a sentire l’originale e anche a misurarsi meglio con le altre lingue; chi vuole, naturalmente. Unico neo: gli steward e le hostess portoghesi, quando devono versare da bere in aereo, sono degli autentici pericoli pubblici. Visto all’andata e al ritorno. Stargli accanto è una sofferenza. Bella bellissima infine la zona di Almada, dall’altra parte del Tago, dove si fanno festival teatrali e dove ci sono ristoranti sul mare romanticissimi (luoghi 9, cibi dal 6 all’8). E bene benissimo dicono dell’Alentejo, sud del Portogallo, dove sarebbero ancora più gentili che a Lisbona. Ci andrò. Ma per ora qui finisce. Grazie amici che avete offerto viaggio e albergo. Grazie agli amici di Lisbona (Ugo, Mariella, Giovanni e Francesca, in rigoroso ordine di età) che ci hanno reso il viaggio più bello. Fatte un po’ di foto, ma non punirò nessuno, tranquilli.
P.S. Appena arrivati a Milano, preso il treno per Cadorna delle 20.03, io e la biondina ci siamo imbattuti nel Cretino Padano. Quello che “i sinistri”, quello che “i comunisti fanno le case tutte uguali” (infatti: io ne farei una lilla a rettangolo fino al secondo piano, poi a palla color arancione a quadretti viola fino al quarto, così, per non sembrare in Bulgaria…), quello che “vogliono diritti e niente doveri”, quello che “i ragazzi si laureano senza saper niente, gli danno il 18 politico”, ecc. ecc. Che paese, ma si può? Ignoranti e rancorosi. Almeno ignoranti e allegri no, eh? La biondina lo ha fulminato, mentre il genio sbagliava anche l’uscita dal treno: “il premio Nobel”. Io ci farò uno spettacolo teatrale: “Il Cretino Padano”. E così sia.
Nando
Next ArticleBrancher, Spatuzza e Palalottomatica. Idee per i giornalisti danesi