Paura e faccia tosta. E segni buoni

Dunque hanno fatto un’irruzione nella casa di Silvia Resta, La7, giornalista libera e ficcanaso, soprattutto nelle cose di mafia. Dopo le aggressioni telematiche ad Articolo 21 e a Libera Informazione si è arrivati alle aggressioni domestiche. Le hanno messo a soqquadro la casa facendogliene ben capire le ragioni. Hanno lasciato in evidenza materiale sulla strage di Ustica e sulla strage dei Georgofili. Mettiamo in fila: la legge contro le intercettazioni, il rifiuto della protezione a Spatuzza, le intimidazioni alla stampa più libera e meno potente. Questi hanno una paura fottuta e li vedo sempre più in grado di fare qualsiasi cosa se solo immaginano che il contesto glielo permetta. Ergo: facciamogli il contesto meno accomodante e più reattivo possibile.

In secondo luogo: hanno assegnato il premio “Renata Fonte”, intestato alla giovane e coraggiosa assessore alla cultura di Nardò, uccisa nell’84 dalla criminalità politica pugliese per essersi opposta alla speculazione edilizia, a Mara Carfagna. Incredibile, non so quali siano le analogie in termini di combattività contro la criminalità organizzata e i suoi complici. Dice che la Carfagna se lo meritava per via della lotta allo stalking. Però non dovevano esserne tanto sicuri se alle figlie Viviana e Sabrina (alle quali mando da qui tutta la mia solidarietà) avevano taciuto il nome della premiata e avevano fatto solo il nome di chi lo avrebbe ritirato. Che servilismo…

In terzo luogo: silenzio televisivo sull’Aquila e sulla imponente manifestazione di protesta dell’altro giorno. Gira giustamente in rete un comunicato di denuncia. Solo Rai3 e La7 ne hanno parlato: è stata la più grande manifestazione di tutta la storia dell’Aquila. Questa città sbattuta sugli schermi per fare la propaganda a B. & B. (Berlusconi e Bertolaso), usata e abusata in tutti i modi, anche i più indecenti, non ha avuto il diritto a essere raccontata appena ha voluto parlare attraverso i suoi cittadini.

Insomma, non tutto va bene anche se l’affossamento (definitivo?) della legge bavaglio dà la misura della forza che la democrazia italiana, anche con i suoi opportunismi e i suoi interessi di parte, riesce ancora a esprimere. Non tutto va bene ma forse Napolitano non è estraneo all’affossamento, anche se non ha fatto il gesto plateale di rifiutare la firma. Non tutto va male, preciserei. Solo in questa settimana che chiude (e di cui non vi ho potuto fare il cronista globetrotter) ho visto cose belle e giuste e coraggiose alla scuola germanica di Milano, alla comunità Cascina Contina di Rosate in provincia di Pavia, alla prima festa dell’Anpi bresciana a Rovato. Ho fatto una estemporanea lezione di mafia e antimafia ad Alessandra, una ragazzina in affido presso amici bresciani. Pensate: si presenterà all’esame di terza media con uno “schema concettuale” su mafia e discipline scolastiche interessate. Le ho dato qualche suggerimento bevendo un bicchiere di rosso nel porticato della “sua” cascina a mezzanotte, dopo il dibattito. E lei si è entusiasmata, non avrebbe mai interrotto la lezione. E io neanche…

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