Il Paese dei due diritti

Il Fatto Quotidiano

22 giugno 2010

Riassumiamo. Quando bisogna sottoscrivere accordi internazionali per colpire l’evasione fiscale o le truffe finanziarie, si replica che occorre avere prima una Costituzione comune, non scherziamo. Quando invece la Cia deve prendere un cittadino straniero e portarselo via senza tanti complimenti, non servono né Costituzione comune né accordi internazionali. Quando un potente finisce in carcere e ha qualche acciacco si grida che è malatissimo, che sta dimagrendo, e si inscenano campagne per la sua liberazione attaccando il magistrato se non concede almeno gli arresti domiciliari. Quando un immigrato sta male in un centro di espulsione, e magari muore abbandonato e privo di cure, malmenato perché i lamenti notturni infastidiscono, nessuno trova invece ascolto per lui sui giornali o a Porta a Porta. Quando un ministro o un parlamentare vengono intercettati perché finiscono per loro responsabilità sull’utenza telefonica di malfattori o camorristi si strilla che così si attenta alle prerogative parlamentari e si viola la Costituzione. Quando reparti di polizia (perché purtroppo è successo) manganellano nel sonno un centinaio di giovani sfondando crani e schiene e casse toraciche ci si dichiara soddisfatti del lavoro e la Costituzione finisce nel surgelatore. Se un magistrato indaga su un politico di governo il ministro della Giustizia manda subito un’ispezione. Se muore un ragazzo in carcere il ministro non annuncia nessuna ispezione. Se un membro della cricca viaggia per pochi minuti con le manette ai polsi il paese è pervaso da un fremito irrefrenabile di indignazione: la dignità del detenuto, specie se presunto innocente, per la miseria. Se decine di migliaia di detenuti (presunti innocenti o colpevoli che siano) si ammassano nelle carceri come galline nelle fabbriche di uova, ci si volta dall’altra parte, ma quale dignità, quel carcere è un hotel a cinque stelle, ve lo dico io. Benvenuti nel paese dei due diritti, dove chi ne ha più ne ha sempre di più e chi ne ha meno ne ha sempre di meno.

Leave a Reply

Next ArticleIl Gracco vincitore e altre amenità