Il contesto (ovvero: quando le sentenze si discutono)

Belle giornate a Libera. Una relazione strepitosa, meglio che alla Bocconi, giuro, dei responsabili delle cooperative realizzate sui beni confiscati alla mafia: strategie di prodotto, di mercato, differenziazione di linee. Ora parte anche il turismo responsabile. Guardavo ammirato quei giovani e pensavo che là dove comanda la mafia ragazzi così, al massimo, fanno gli impiegati esecutivi senza diritti, 1200 in busta ma me ne dai 600. In fede mia vi dico che sta nascendo una nuova economia. Sta invece nascendo una nuova clamorosa assoluzione -ribadisco, ribadisco- nella camera di consiglio palermitana che, pur avendo già deciso l’ottima sorte di Dell’Utri, si atteggia come pensosamente impegnata in millimetriche delibazioni.  Perché lo fa? E chi lo sa. Io ho le mie ipotesi in proposito. Certo così il cittadino potrà immaginare una sentenza nata dopo sofferta e lacerante valutazione, esattamente come accadde con Andreotti. Per filo e per segno. Intanto il Fatto Quotidiano ha scoperto che non bastano le passate frequentazioni di gioco (a poker) del giudice Barresi con casa Ciancimino, ma che c’è qualcosa di poco tranquillizzante che riguarda anche i figli del presidente della Corte Claudio Dall’Acqua. Un figlio che collaborava (si è appena dimesso) con una società di proprietà di un signore arrestato per riclaggio e in odore di mafia e un altro scelto sulla fiducia come segretario comunale a Palermo dal sindaco Cammarata (Forza Italia, of course). Eh, che ne dite? Ma dove sta scritto che B. ha pessimi rapporti con i giudici? Ma se andava perfino a cena da qualche giudice della Corte Costituzionale a portargli i suoi problemi…

Stavolta però, ragazzi, non facciamoci intimidire. Nessuno pensi di non dovere commentare. Non si commentano le sentenze ma i contesti che le producono sì, oh se si discutono…

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