Diario da Genova. I diritti al venerdì

Gli operai, questi sconosciuti. Quelle facce operaie, starei per dire “di una volta”, che si sono avvicendate ieri pomeriggio nel cortile di Palazzo Tursi mi hanno colpito molto. Non saprei dire chi di più, tra loro. Ma certo vedere come i problemi veri (crisi, licenziamenti, ingresso nella povertà) siano tanto più grandi della capacità di comunicare, fa riflettere. Salire sui tetti, fare la contro-isola dei famosi,  stare di notte in mezzo alla neve –solo donne- davanti ai cancelli della fabbrica, rende noti i casi aziendali e sindacali, ma non li risolve purtroppo. E’ amaro ma è così. E questa amarezza notavo nelle sfumature delle parole e dei gesti di chi era sul palco. Contenti, tutti, per l’attenzione ricevuta, contenti di avere ottenuto almeno il diritto a “essere raccontati”; ma consapevoli di non avere lo stesso il “diritto al lavoro”. Ho provato tenerezza nel vedere che quasi ogni operaio si è portato un compagno o una compagna “per non esser soli”. E anche nel sentirmi raccontare, stamattina, che una delle cose che a loro è piaciuta di più è stata l’accoglienza e la possibilità di cenare tutti insieme.

Vaticano Spa: Gianluigi Nuzzi ha raccontato i misteri del Vaticano, che pochi raccontano, meno che mai i giornali. Tra i buchi neri delle nostre conoscenze, le decine di milioni di euro o dollari transitati sui conti di Andreotti presso lo Ior. Silenzio incredulo nel pubblico: e noi queste cose perché diavolo (o belzebù) non le sappiamo?

Grandissima accoglienza, la sera, per Armando Spataro e Antonio Ingroia intervistati da Gianni Barbacetto e Stefano Zurlo, con la presentazione di Alessandra Galli. Due magistrati con la schiena diritta hanno spiegato con la forza delle loro biografie, e senza mai chiamare in causa i colleghi birbanti e furfanti, perché ci sono le “toghe rosse” e perché ci sono le mezze tacche del diritto che scodinzolano al potere per avere una poltrona. Applausi a scena aperta più volte. In pole position, il soave invito di Ingroia: facciano le riforme per processi più brevi invece che per prescrizioni più brevi.

Il concerto di Viviana Lasaracina, giovane pianista di Monopoli, uno dei più promettenti talenti al mondo, ha portato tutti, alla fine, in una dimensione più poetica. Dopo il sano tifo per i “buoni” ha preso il sopravvento la pace dello spirito. E dopo mezzanotte c’era ancora qualcuno che saliva le scale per “sentire la musica”.

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